La Chiesa auspica un Umberto Veronesi meno confuso | UCCR

di Alessandro Giuliani*
*biostatistico e primo ricercatore presso l’Istituto Superiore di Sanità

 

Già Pascal faceva notare la differenza tra l’attenzione che gli intellettuali atei mettevano nello studio dei principi della fede cattolica (due chiacchiere con un sacerdote, quattro paginette lette in fretta..) e lo studio attento che gli intellettuali credenti dedicavano alle posizioni filosofiche degli atei.

 

Passano i secoli e la situazione non muta, in un trafiletto apparso sul Messaggero del 15 marzo scorso, il prof. Umberto Veronesi esordisce con un annoso preconcetto sulla fede che viene definita come “opposta alla razionalità e cieca”, ogni credente per lui è “un integralista”.

 

Ora, già San Tommaso d’Aquino molto chiaramente affermava: “In fide est assensus et cogitatio ex aequo” e il ruolo della ragione e del libero assenso dell’uomo è stato sempre al centro del messaggio cristiano. La gran parte degli scienziati nei secoli sono stati (e sono) cristiani o comunque credenti ma questo a Veronesi non sfiora neanche l’anticamera del cervello, come non lo sfiora la palese contraddizione tra una definizione di scienza come “casa del dubbio sistematico” e insieme “fondamento dell’etica laica”, allora bisogna far pace con il cervello, o la scienza è “dubbio sistematico” e quindi non si pone neanche il problema di ciò che bene e ciò che è male (etica) oppure si propone come sistema di credenze morali, abbandona il dubbio sistematico, e allora può immaginare di stabilire un’etica e quindi dire ciò che è bene o no fare.

 

Sull’aggettivo “laica” poi c’è molta confusione, così come l’altro aggettivo “integralista”, sono tra gli esempi più tristi della degenerazione del linguaggio (e quindi del pensiero) di questi tempi di definizioni frettolose e superficialità eretta a sistema. Anche l’etica dei cristiani è “laica” in quanto il nucleo trascendente della nostra fede è l’amore per il Dio che si è fatto uomo, che è morto e risorto per noi per liberarci dalla morte, e il nostro sentimento di figliolanza verso il Signore. Se Veronesi capitasse ad una celebrazione eucaristica si renderebbe conto che nel Credo i fedeli non dicono mai “siamo contrari all’eutanasia e ai matrimoni gay” ma “morì e fu sepolto, il terzo giorno è resuscitato secondo le scritture”.

 

La contrarietà all’eutanasia e ai matrimoni gay ha a che vedere con le conseguenze secondarie dell’adesione alla sequela di Cristo nella nostra vita nel mondo (e quindi le conseguenze laiche, laico viene da laos che in greco significa popolo, non certo ateo). Questa sequela non è un cammino solitario ma un pellegrinaggio in comitiva a cui diamo l’assenso (non la fede cieca, l’assenso), la comitiva che ci comprende si chiama Chiesa Cattolica, e che in ogni momento si premura di spiegarcene le ragioni LAICHE cioè le sue conseguenze per la nostra felicità nel mondo, nella nostra vita. Veronesi ascolterà sempre nel Credo “..credo [] nella Santa Chiesa Cattolica” detto vicino alla “Comunione dei santi” che vuol dire né più né meno che affermiamo di far parte di una comunità a cui rinnoviamo sempre spontaneamente e liberamente per “assensus e cogitatio” la nostra appartenenza.

 

Quando ci innamoriamo di una persona e la sposiamo (e qui arriviamo al punto dell’integralismo) non lo facciamo per fede cieca ma per libero assenso (in cui la ragione ha un ruolo cruciale) e con lei (lui) siamo sempre sposati, non è che ci sono momenti o occasioni della nostra vita in cui “non siamo sposati”, siamo sposati quando dormiamo, quando lavoriamo, quando ci facciamo il bagno, siamo insomma integralmente sposati. Lo stesso vale per quell’amore che portiamo a Gesù Cristo, lo amiamo in ogni aspetto della nostra vita e sempre, in questo senso siamo degli integralisti, siamo integralisti perché siamo integri (che vuol dire non scissi), quindi la parola integralista, a ben vedere, vuol dire solo che non siamo matti, che non abbiamo personalità multiple, mentre per la vulgata corrente integralista vuol dire un pazzo fanatico magari suicida.

 

Che noia leggere queste cose, leggere ancora di Fede e Scienza come se fossero due appartenenze contrapposte, che noia leggere della necessità per la Fede di aderire a quello che i suoi nemici (chi la considera né più né meno che un ottundimento del pensiero) le consigliano “per il suo bene”…insomma cosa direbbe Veronesi se la polizia di stato si facesse consigliare dai capi mafia nel suo lavoro? A parte gli scherzi, mi sembra che il pensiero cosiddetto “laico” non riesca ad uscire dai cliché più triti. In una situazione normale la cosa mi farebbe pensare ad un isterilimento di un filone di pensiero che non si rinnova da due secoli, in una situazione in cui la superficialità è pervasiva e così la menzogna sistematica, che diventa verità solo in ragione del numero di consensi sul web. Da qui questo mio intervento, altrimenti abbastanza pleonastico.

Fonte: La Chiesa auspica un Umberto Veronesi meno confuso | UCCR.

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