La corte di Strasburgo sottovaluta l’obiezione di coscienza | documentazione.info

Il 15 gennaio 2013 la Corte di Strasburgo si è pronunciata in merito a quattro casi di obiezione di coscienza con alcune interpretazioni del diritto che rischiano di innescare effetti a catena in altri settori.

La Corte ha riconosciuto lecito il ricorso della signora Nadia Eweida, licenziata dalla British Airways, in precedenza addetta al check-in aeroportuale, sostenendo come legittimo il diritto di indossare durante il lavoro una collana con la croce o altri segni visibili della propria fede, eccetto nei casi i cui questi risultino in contrasto con le politiche aziendali di salute e sicurezza. In base allo stesso principio ha respinto il ricorso di un’infermiera alla quale era stato vietato di indossare la croce nelle ore di servizio per motivi di igiene. Una sentenza che finalmente spegne le molte polemiche sorte in merito alla libera espressione della propria fede di tipo “passivo”, cioè il semplice fatto di mostrare o esporre, come il caso del crocifisso esposto nelle aule scolastiche, risolto nel 2011.

Diversa è stata, invece, la posizione della Corte nei confronti della libertà di coscienza di tipo “attivo”. Ha negato la validità del ricorso di altri due casi: quello di Lillian Ladele, pubblico ufficiale del distretto di Islington, North London, che si era rifiutata di celebrare il civil partnership di coppie omosessuali e di Gary McFarlane che lavorava in un ufficio per consigli di coppia che aveva ritenuto contrario ai suoi principi prestare i propri servizi anche a coppie dello stesso sesso. Entrambi hanno perso il lavoro per questo motivo e un loro ricorso era stato in precedenza respinto dai  tribunali inglesi.

La Corte in questo caso ha preso atto dell’esistenza di un conflitto obiettivo fra due diritti ed ha dichiarato che in queste situazioni il tribunale inglese ha ampi margini di giudizio per dirimere la controversia, ritenendo quindi accettabile la sua decisione di privilegiare i diritti delle coppie omosessuali rispetto al diritto di agire coerentemente con la propria coscienza.

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