La crisi siriana 1 – Una pregiudiziale scelta di campo

Una voce “fuori dal coro” per un aiuto alla comprensione di quanto accade in Siria.

I media italiani sapevano già dall’inizio con certezza da che parte stare: subito hanno dato per buono tutto ciò che veniva messo a disposizione dall’opposizione siriana su You-tube e dal famigerato ‘Osservatorio siriano per i diritti umani’ con sede a Londra.

Fin da subito avevano adottato il gergo già varato con la guerra di Libia: “il rais”, il regime, i lealisti, gli “assadiani”, i “pro Assad” e, dall’altra parte, l’esercito libero siriano, i partigiani, i ribelli, gli amici della Siria…, cosicché qualsiasi cosa dicesse l’opposizione è stata sempre considerata vera, mentre, quando i fatti maldestramente lasciati non manipolati hanno scagionato Assad, ugualmente per lui sono stati usati toni sprezzanti e appellativi infamanti.

Quando Assad ha tentato di fare qualcosa di buono, subito è arrivata la replica del Segretario di Stato USA: “non credibile”. E’ accaduto tutto ad un tratto. Cosa fosse cambiato da prima, quando Assad veniva ricevuto e riverito ovunque, non ci è dato sapere. Assad aveva cominciato a fare le riforme che aspettava la popolazione, ma è come se “tutto” fosse già stato deciso a tavolino.

Ciò che più sgomenta è comunque l’allineamento delle maggiori testate cattoliche con i criteri adottati dai media mainstream. Sulla maggior parte delle testate cattoliche si sono infatti susseguiti, alternandosi, articoli che riportano il giudizio sugli avvenimenti dato dalle autorità della Chiesa siriana (in conformità con il giudizio espresso dal documento CCEE: il Consiglio della Conferenza Episcopale Europea) e nello stesso tempo articoli che vanno in tutt’altra direzione, che, in sintesi, è la seguente: “Quella in corso in Siria è una guerra dolorosa ma necessaria per il cambiamento, la democrazia, l’emancipazione degli oppressi”.

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