LA CULLA DELLA CRISTIANITÀ È SEMPRE PIÙ VUOTA | San Francesco – Rivista del Sacro Convento di San Francesco di Assisi

LA CULLA DELLA CRISTIANITÀ È SEMPRE PIÙ VUOTA

Credit Foto – Pew Research Center

Nel corso dei prossimi trentacinque anni l’Islam crescerà più in fretta di qualsiasi altra grande religione — cioè del 73% — e il numero dei musulmani nel mondo quasi raggiungerà quello dei cristiani, anche se quest’ultimo resterà ancora il “gregge” più folto.

Il risiko delle anime. Suona come una profezia di Nostradamus, ma non c’è una palla di cristallo dietro a queste previsioni per il futuro prossimo del 2050, bensì l’autorevolissimo Pew Research Center di Washington, che dopo sei anni di lavoro — svolto insieme agli austriaci dell’International Institute for Applied Systems Analysis— è per la prima volta in grado di fornire proiezioni demografiche sulle religioni a livello globale. Previsioni elaborate assemblando un mosaico di più di 2500 fra censimenti e sondaggi, e intrecciando dati su età, fertilità, mortalità, migrazioni e “conversioni” di ogni genere.

to ciò con un caveat grosso come una casa: “Ammesso che le tendenze attuali si confermino”. Insomma, nel risiko planetario delle anime sarà questo lo status quo… a meno che non intervenga un qualsiasi ‘cigno nero’ a scombinare le carte, ossia “guerre, carestie, pestilenze, innovazioni tecnologiche o sconvolgimenti politici”. Ma che un giorno essa si avveri o meno, la ragionata profezia americana resta comunque una lettura particolarmente interessante, perché aiuta a inquadrare parecchie dinamiche geopolitiche d’attualità. Perfino meglio di una mappa dei pozzi di petrolio mediorientali.

La mezzaluna fertile. Il segreto della prevista esplosione demografica globale dell’Islam starebbe nella sua “popolazione relativamente giovane, [con] il più alto tasso di fertilità a livello internazionale”, che a fronte di una prospettata crescita del 35 per cento degli abitanti del pianeta (a quanto pare arriveremo a quota 9,3 miliardi), ne vedrebbe aumentare i devoti di un vertiginoso 73 per cento. E per quanto anche il numero dei cristiani risulti complessivamente in crescita, la velocità è più o meno la metà, in linea cioè con quella mondiale, nonché fiaccata da superiori “perdite sul campo”. Cioè da ben 106 milioni di quelle classiche “crisi di fede” che James Joyce amava raccontare (a fronte di appena 40 milioni di conversioni al cristianesimo). Per quanto riguarda i cristiani cattolici c’è poi da chiedersi se e come potrebbero inciderele parole pronunciate da Papa Bergogliocontro la procreazionecome  conigli” .

Il sorpasso. Fatto sta che a consultare le tabelle del centro studi di Washington la parità numerica fra cristiani e musulmani sembra avvicinarsi a grandi passi, “forse per la prima volta nella storia”, in vista di un ipotetico sorpasso entro il 2070. Il principale giacimento di “anime” che cristiani e musulmani si contenderanno fino ad allora — si legge nella ricerca — sarà il continente africano, con la sua popolazione in crescita. Ma per i cristiani una sorpresa potrebbe riservarla la possibile espansione del proprio gregge in Cina nei prossimi decenni. Per i musulmani invece potrebbe risultare critica l’insorgenza di eventuali crisi di fede.

Radici cristiane e frutti musulmani. Nel continente europeo, in dettaglio, l’analisi firmata Pew intravede una minoranza musulmana che per il 2050 cessa sostanzialmente d’esser minoritaria, e arriva a costituire un solido 10 per cento della popolazione (in calo) di un sempre più vecchio ‘vecchio continente’. Diminuiranno al contempo i cristiani europei: di ben cento milioni, passando da quota 553 a 454. Sì, continueranno prevalentemente a rappresentarne la maggioranza, ma passeranno da tre quarti a due terzi della popolazione.

Con qualche eccezione, come nel Regno Unito, in Francia e in Olanda, dove i cristiani dovrebbero scendere addirittura al di sotto del 50 per cento — per poi cedere la maggioranza ai musulmani in Bosnia-Erzegovina e in Macedonia.

 

“Le migrazioni internazionali rappresentano un ulteriore fattore d’influenza”. E questo è vero — come salta agli occhi — soprattutto in Europa, dove ci si aspetta che “la percentuale musulmana della popolazione cresca dal 5,9 per cento del 2010 al 10,2 per cento del 2050, [proprio] tenendo conto delle migrazioni”.

Gli altri “player”. Il dato riguardante coloro che abbracciano l’Islam spicca, ma non è certo l’unico di rilievo. Gli induisti dal canto loro cresceranno quasi al passo coi cristiani, del 34 per cento (da poco più di un miliardo, a quasi un miliardo e quattro). In aumento anche gli ebrei — il gruppo numericamente più esiguo — del 16 per cento (da poco più di 14 milioni nel 2010 a 16,1 milioni nel 2050), e le religioni tradizionali locali (come quelle africane, cinesi, nativo americane e australiane) dell’11 per cento. Singolarmente stabili i buddisti, che rispetto alle altre grandi religioni planetarie in questo fanno eccezione, a causa a quanto pare dei bassi tassi di fertilità e dell’invecchiamento della popolazione in Cina, Tailandia e Giappone. In calo percentuale i “non-affiliati” ad alcuna religione, che includono atei e agnostici — dal 16 per cento del 2010, al 13 di metà secolo — ma comunque in aumento: negli Stati Uniti, e soprattutto in Francia, Nuova Zelanda e Paesi Bassi, dove il punto di vista più diffuso sulla divinità, o sulla sua assenza, sarà il loro.


(S. Petrilli Huffington Post)

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