Dal Mali al Pakistan, dalla Mauritania alla Nigeria la situazione in molte realtà è davvero tragica e non si fa abbastanza per denunciare le violenze contro le comunità costrette alla fuga
Luca Rolandi
E’ sempre più drammatica la situazione delle minoranze cristiane in Africa e Asia, costrette a fuggire dai loro paesi a causa dell’azione persecutoria di gruppi fondamentalisti islamici. In caso contrario le violenze e gli attentati sono sempre in agguanto in molti paesi.
L’ultimo campanello d’allarme per i cristiani è suonato in Mali. Nello Stato dell’Azawad, sotto il controllo di gruppi salafiti legati ad ’Al-Qaedà, il dramma dei cristiani in fuga assume dimensioni preoccupanti. Il quotidiano algerino “Al Khabar” parla di un esodo di 160-180 mila persone, perlopiù verso i campi profughi in Mauritania e Algeria.
Le testimonianze, come quella di Mama, cristiana maliana fuggita in Algeria assieme alla figlia, non lasciano molto spazio alle interpretazioni: «La situazione non era più sostenibile. Dopo la guerra, i gruppi armati hanno preso il controllo della regione e ora la loro principale occupazione è imporre la loro dottrina agli abitanti, che hanno perso totalmente la libertà e il diritto a una vita dignitosa».
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