La fiction sulla Fallaci e il “politicamente corretto” che tralascia il suo attacco all’Islam | Qelsi

Di Mario Bocchio, il 4 febbraio 2015 –

Lunedì 9 e martedì 10 febbraio, la prossima settimana, RaiUno manderà in onda la fiction dedicata a Oriana Fallaci, che è interpretata da Vittoria Puccini.
La prima voce critica a lanciare l’allarme è stata Viola Longo sul Secolo d’Italia: L’Oriana, l’opera firmata dal regista Marco Turco, tradirebbe infatti l’animo della giornalista lasciando concentrato solo in pochissimo tempo quello che è stato il suo pensiero, ma potremmo benissimo dire la sua ragione di vita, dall’11 settembre 2001 in poi: la “crociata” per aprire gli occhi all’Occidente di fronte all’islam radicale.
Una certa critica, che noi ci sentiamo di condividere, non ha esitazione a sostenere che siamo davanti ad un’operazione ideologica, che cancella quella “rabbia” e quell’”orgoglio” che sono stati il filo rosso dell’ultima parte della sua vita.
La fiction ci offre l’esistenza di due Oriane, una giovane, campionessa dei diritti e della democrazia, e una anziana, ormai priva di lucidità, affetta da una forma feroce di fanatismo.

“Una tesi ideologica, essendo il politicamente corretto l’ideologia dei nostri anni”, ha scritto Alessandro Gnocchi su Il Giornale.
È stato poi Francesco Borgonovo su Libero a sottolineare che “non poteva andare diversamente, visto che a coprodurre la fiction è la Fandango di Domenico Procacci, produttore molto amato dai democratici per bene”, mentre a firmare la sceneggiatura sono stati “Rulli e Petraglia, i gran visir della sinistra cinematografica”.
Rimane il fatto che l’unica concessione alla Fallaci degli anni Duemila è un incontro con una giovane sè stessa che le rinfaccia le posizioni integraliste. Un faccia a faccia in cui la stessa Oriana anziana rivendica il proprio diritto di odiare la jihad e dirlo chiaramente.

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