La Francia che scende in piazza per il no ai matrimony gay è un monito per la politica italiana | l’Occidentale

14 Gennaio 2013

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E’ del tutto irrilevante che siano stati in mezzo milione oppure in ottocentomila i francesi a sfilare a Parigi, ieri pomeriggio, contro i matrimoni gay così ostinatamente voluti dalla sinistra al governo: le foto di una folla immensa e colorata (che comunque farebbero più pensare agli ottocentomila) stanno facendo il giro del mondo, mostrando l’evidenza di una grande manifestazione popolare e trasversale negli orientamenti e nelle convinzioni religiose e politiche, riunita in nome dell’evidenza elementare di essere “tutti nati da un uomo e una donna”.

Che questo succeda nella laicissima Francia, patria dei Pacs, mostra quanto poco confessionale sia la battaglia che vuole difendere il matrimonio come istituzione dedicata solamente alle unioni eterosessuali: ostinarsi a confinarla in un recinto cattolico, e magari pure “conservatore”, significa non volerne proprio comprendere l’importanza, e la portata.

Riconoscere l’esperienza umana primaria che ci accomuna tutti, e cioè che ognuno di noi è nato da un uomo e da una donna, e tutelare questo fondamento della convivenza umana con il matrimonio: se quarant’anni fa qualcuno avesse detto che manifestazioni nazionali sarebbero state convocate per difendere tutto questo, in pochi ci avrebbero creduto.

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