La mia battaglia contro la legge islamica sulla blasfemia

di Silvana De Mari

Esistono diritti inalienabili della persona umana, diritti inviolabili di ogni essere umano: il diritto alla libertà, il diritto alla vita, il diritto a professare la propria religione. Questi diritti sono sanciti nella Dichiarazione dei Diritti  dell’Uomo (DDU). Noi rispettiamo l’individuo e solo l’individuo. L’individuo ha la capacità di provare dolore, il dolore delle ferite, il dolore della fame, il dolore dell’imprigionamento. L’individuo ha una coscienza. L’individuo ha il libero arbitrio e la capacità di assumersi la responsabilità delle sue azioni e di renderne conto.

Le religioni posso essere rispettate solo se rispettano l’individuo. Nulla, nemmeno le religioni devono essere al di sopra delle critiche, perché altrimenti la prima libertà, quella che garantisce tutte le altre, la libertà di parola, verrà annientata.

Il 2 agosto 1990 l’onu (volutamente con la “o” minuscola) ha equiparato alla DDU la libertà dell’uomo islamico di seguire la Umma, come sancito dal congresso de Il Cairo da 54 paesi islamici. Questo è stato un crimine assoluto, la condanna a morte per tutte le minoranze non islamiche che vivono in paesi islamici.

La umma riconosce il diritto, quindi il dovere di punire l’apostasia: chiunque voglia abbandonare la religione islamica per convertirsi al cristianesimo, al buddismo o al libero pensiero sarà punito.

La umma punisce il proselitismo, che rischia di levare sudditi all’islam: ma anche semplicemente avere un crocifisso al collo è considerato tentativo di proselitismo: e il proselitismo deve essere punito perché leva sudditi all’islam. Ho usato la parola la parola suddito perché nessuna altra è adatta. Islam vuol dire sottomissione, niente altro che sottomissione. In tutto il corano non una sola volta c’è la parola libertà, la parola amore, la parola perdono.

Ma soprattutto la umma ha il diritto, quindi il dovere di punire la blasfemia, ed è qui che i diritti più elementari vengono calpestati. La preghiera fondamentale del Cristianesimo è il Padre Nostro, la preghiera presa dal Discorso della Montagna. Anche pronunciare la preghiera fondamentale del cristianesimo è blasfemia, perché nell’islam noi siamo servi di Dio non suoi figli.

Il diritto a perseguitare la blasfemia ha trasformato in un inferno la vita dei cristiani in terra islamica.

L’accusa di blasfemia proferita da un islamico contro un  cristiano non deve essere provata e causerà la perdita dei beni, della libertà, forse della vita.

Diceva M.L. King, non sono le grida dei nostri nemici, ma il silenzio dei nostri amici a ferire il nostro cuore. Da 23 anni l’Occidente tace davanti a questo abominio e resta indifferente alle sofferenze dei perseguitati in quanto cristiani.

Non sono disposta a restare indifferente, non sono disposta a non fare nulla.

Amo profondamente la vita, ma non temo la morte.

L’unica cosa che posso fare è battermi per la libertà di parola, è sfidare la legge sulla blasfemia.

Molti diranno che è completamente sbagliato quello che penso dell’islam, che sia una religione falsa fondata da un uomo crudele. Ma per la libertà di dirlo sono disposta a morire.

La verità vi renderà liberi.

La verità e il coraggio di dirla.

Fonte: La mia battaglia contro la legge islamica sulla blasfemia.

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