La morte non porta a credere in Dio, smentito il “Catechismo laico”

Solitamente le componenti fondamentaliste dell’ateismo militante ritengono che l’educazione religiosa dei bambini e dei ragazzi sia un plagio, un lavaggio del cervello, addirittura un virus che gli adulti trasmettono ai loro pargoli e dal quale essi non potranno più liberarsi. Non si riesce a capire tuttavia come sia possibile allora che il 99% degli anti-teisti emerga da famiglie cristiane, dopo aver seguito il catechismo per anni e addirittura dopo aver frequentato il seminario, come avvenuto per l’imbarazzante Piergiorgio Odifreddi, il più noto tra questi fondamentalisti.

Occorre ricordare inoltre che, mentre viene diffusa questa tesi, il sito italiano di riferimento dei laicisti integralisti (cioè quello dell’UAAR), ha creato il suo «Anticatechismo per ragazzi: il Piccolo Ateo», con il quale si invitano i bambini -attraverso una voce narrante che vorrebbe risultare simpatica- a «difendervi dai preti, dai famigliari e dalle persone che invece vogliono per forza farvi credere che esiste Dio». Una vera e propria propaganda dell’ateismo, dai classici e prevedibili contenuti pescati nel vasto repertorio laicista, molto simile a quanto veniva insegnato durante le ore di “ateismo” che Joseph Stalin impose alla sua popolazione.

Ipocrisia a parte (ma siamo abituati), è interessante notare che nel (banalissimo) “Catechismo per il piccolo ateo” venga affrontato uno dei tanti cavalli di battaglia: «La paura della morte ci fa illudere che c’è Dio». I bambini dei figli degli atei vengono indottrinati (se per gli atei il catechismo plagia i bambini, lo stesso evidentemente fa “l’anti-catechismo”) con frasi come queste: «Ci sembra impossibile che questa vita così intensa e piena di stimoli, debba finire improvvisamente e in un modo così crudele e sciocco. E allora ci siamo inventati dei sistemi per far sembrare la morte meno brutta di com’è. Sono tutti sistemi illusori, ovviamente, perché nessuno di essi sconfigge davvero la morte. Però almeno uno ci consola assai e ci fa sperare che la vita può continuare anche dopo la morte: questo sistema lo abbiamo chiamato “dio”».

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