La nuova cattedrale della Madonna di Fatima a Karaganda | Corrispondenza romana

(di Juan Miguel Montes) Davanti a una grande folla di più di duemila persone, il cardinale Decano Angelo Sodano, legato papale, ha consacrato la nuova cattedrale neogotica della Madonna di Fatima a Karaganda, una storica città del Kazakistan che fu teatro di una feroce repressione sovietica.

Karaganda sta al centro del famigerato Karlag (Karaganda Lager), il sistema concentrazionario che si estendeva per 300 chilometri in un senso e 200 nell’altro e che includeva 26 lager propriamente detti. Qui, in mezzo alla steppa centroasiatica, patendo temperature inumane, sono finiti un milione e mezzo di «traditori della patria», secondo i bolscevichi;  in realtà gente innocente che proveniva da cento etnie diverse. Tra questi c’erano migliaia di polacchi, tedeschi, ucraini. In tantissimi sono morti con esecuzioni sommarie o dopo barbare torture oppure ancora sfiniti dai lavori forzati nell’inclemenza climatica. Nel 1917, in tutta la Russia, c’erano circa 9 milioni di cattolici. Tutti quelli di rito latino, attorno agli anni 40-50, erano praticamente scomparsi. Il gulag di Karlag era proprio quello destinato ai cattolici, la gran parte polacchi, ucraini, tedeschi, ma anche lituani e bielorussi, che qui morivano fucilati o a causa degli stenti. Proprio qui infatti è morto martirizzato il sacerdote Alexij Saritski, beatificato da Papa Giovanni Paolo II nel 2001.

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