La Resistenza dei cattolici del Trentino annesso al Reich – Vatican Insider

Nel racconto del prete giornalista Giuseppe Grosselli

Maria Teresa Pontara Pederiva

 

“Un popolo che non ha memoria delle tragedie della propria storia è condannato a ripeterle”, scrive Sandro Schmid, presidente dell’Associazione Partigiani del Trentino. Spesso la memoria è stata sepolta: di qui il dovere di ricucire il filo spezzato della storia e trasmetterla alle nuove generazioni.

 

Anche per costruire il presente di una nuova convivenza: ad essere perseguitati, torturati, trucidati o mandati a morire nei lager sono stati l’anarchico, il comunista, il socialista, il repubblicano, il laico e il prete.

 

E tanti sono stati i preti o i resistenti laici cattolici protagonisti della Resistenza in quell’angolo del Paese dove la popolazione non ha mai guardato a destra, nonostante nel ’43 la regione fosse stata annessa al Terzo Reich diventando Alpenvorland. A dar loro voce e volto per continuarne la memoria è un prete giornalista trentino ultraottantenne, Giuseppe Grosselli, già delegato per la pastorale del lavoro e poi del turismo, ora cappellano dell’ANPI.

 

All’indomani dell‘8 settembre 1943 le organizzazioni cattoliche assunsero nella Resistenza di tutto il Paese  un ruolo attivo spesso sottovalutato nella storiografia, scrive Grosselli, molti sono stati i laici cattolici ad aver ricoperto ruoli importanti nei CLN o nei gruppi organizzati in montagna o nelle città (si stimano tra i 65 e gli 80 mila sul totale di 200 mila partigiani). Anche istituti religiosi, conventi e canoniche ospitarono ricercati o perseguitati politici.

 

In Trentino il mondo cattolico alla vigilia della Guerra vantava cifre straordinarie: nel 1938 erano 1073 gli abbonati al quotidiano cattolico l’Avvenire d’Italia, il settimanale diocesano Vita Trentina (nel mirino dei fascisti per il suo eccezionale direttore don Giulio Delugan, loro spina nel fianco) tirava 11 mila copie, i tesserati dell’Azione cattolica erano 49.948. Nonostante tutto l’impegno del Regime – rastrellamenti, incarcerazioni, torture, intimidazioni, chiusura dei giornali – i trentini non cambiarono mai orientamento e gli anni della Resistenza videro i cattolici in prima fila.

 

E Grosselli prende in esame valle per valle alla ricerca dei ricordi dei tanti preti e dei loro collaboratori che agirono nell’ombra, senza timore di uscire allo scoperto quando tutto era perduto e magari si trattava di salvare altri,spesso laici con famiglia. L’elenco di questi preti è lungo una sessantina di nomi – preti, seminaristi, suore, laici – tutti accomunati dall’essere dei “fuochi accesi”, come li ebbe a  definire padre David M. Turoldo. Sono nomi noti, come Giuseppe Placido Nicolini, vescovo ad Assisi, Ezio Franceschini, rettore della Cattolica a Milano, Odoardo Focherini oriundo trentino che verrà proclamato beato, Franco Demarchi sociologo con il cuore in Cina, e nomi sconosciuti nel resto del Paese, ma non a quanti han salvato la vita o han dato l’esempio.

 

“La verità resta maestra di vita anche per l’oggi: la Resistenza non è un fatto isolato nel passato – scrive l’arcivescovo di Trento, Luigi Bressan nella prefazione – ma ci insegna il coraggio di un pensiero alternativo di solidarietà, ad assumerci le nostre responsabilità anche a caro prezzo”.

 

Giuseppe Grosselli, Fuochi accesi. I cattolici e la Resistenza nel Trentino, pp. 232 Vita Trentina editrice 2013, euro 12, 00.

Fonte: La Resistenza dei cattolici del Trentino annesso al Reich – Vatican Insider.

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