(Fonte: kavkazpress.ru) Cominciano i bombardamenti aerei russi contro i jihadisti in Siria. Il Ministero della Difesa di Mosca ha fatto sapere che nella giornata di mercoledì i primi raid, una ventina in tutto, hanno preso di mira obiettivi logistici, centri di comunicazione, depositi di carburante e arsenali dell’ISIS. Nessun obiettivo civile è stato colpito.
Immediate le proteste degli Stati Uniti che hanno accusato la Russia di non aver bombardato obiettivi dell’ISIS ma dei “ribelli” siriani e chiedono a Mosca di cessare l’ “aggressione in Siria”. Non è una barzelletta, ma la buffa realtà.
Facciamo una lista di alcuni paesi attaccati dagli Stati Uniti a partire dagli anni ’80 ad oggi:
Grenada, Panama, Iraq, Serbia, ancora Iraq, Afghanistan, Somalia, Libia, bombardamenti in territorio siriano. Non c’è molto da aggiungere.
Per quanto riguarda le proteste sui presunti obiettivi non dell’Isis, le ipotesi sono due:
1- Gli obiettivi erano dell’ISIS e gli Stati Uniti stanno protestando perché l’ISIS non è altro che uno strumento di comodo palesemente supportato dalla Turchia.
2- Negli obiettivi dove in teoria doveva trovarsi l’ISIS erano invece presenti i jihadisti di Jaish al-Fath (esercito della conquista) coalizione nata a inizio 2015 da un accordo fra Arabia Saudita, Qatar e Turchia che li finanziano e che comprende Ahrar Al-Sham, i qaedisti di Jabhat al-Nusra e alcune milizie dei Fratelli Musulmani, tutte fazioni tutt’altro che moderate.
Non è inoltre curioso che gli Stati Uniti si lamentano perché sono stati colpiti obiettivi chiaramente qaedisti quando per anni è stata proprio Washington a compiere raid contro al-Qaeda in Somalia, Yemen e Pakistan, il più delle volte senza alcun consenso da parte dei governi locali? (es. Pakistan).
Non è curioso che l’isteria di Washington nel deporre Assad e non toccare i jihadisti va di pari passo con quella di Erdogan che fa transitare sul proprio territorio le armi per i jihadisti ed è ossessionato anch’egli con la deposizione di Assad?
Washington ormai da mesi sta portando avanti dei presunti raid contro l’ISIS che non hanno dato alcun risultato e forse è proprio questo il timore di Barrack Obama, cioè che i raid dei russi diano quei risultati che ne lui, ne Erdogan, ne il Qatar e neanche i sauditi vogliono. Il sogno di Obama di una Siria guidata da Fratelli Musulmani e dai “terroristi moderati” sembra sfumare del tutto, così come già successo in Egitto. Ora agli infowar filo-Usa non resta che tentare l’inutile tattica delle “morti civili”, dimenticando però che i russi non si fanno abbindolare dalle truffe mediatiche, come dimostrato più volte in Ucraina, ma Obama non impara mai la lezione.
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