La sai l’ultima sui gay? Nessuno può ridere di loro | La Nuova Bussola Quotidiana

di Luigi Santambrogio 19-08-2014

Si può dire, scrivere e ridere di tutto e di tutti, cippirimerlare Papi, vescovi e politici e passare per coraggiosi anticonformisti, raccontare barzellette sui genovesi che sono più taccagni degli scozzesi o sui carabinieri che sono più imbecilli dei poliziotti. La satira è uguale per tutti, ma, come i maiali di Orwell, alcuni sono più uguali di altri. Giudici e islamici si sa: sempre meglio tenerli a debita distanza, ma oggi sono i gay a occupare quasi per intero il sacro recinto degli intoccabili, delle generalità protette per legge, anche se, a differenza di panda cinesi e orsi marsicani, questi non sono affatto in via d’estinzione.

Anzi, la tipologia gay (ma si potrebbe estendere il privilegio anche alle consociate consorterie di lesbo, trans e bisexual) che la fantasiosa ideologia del gender ha elevato al rango di nuova categoria antropologica e sociale, è più viva che mai e gode di abbondaante foraggiamento politico e mediatico. Corteggiata e ricercata, ma soprattutto e comunque “satira free”, come le caramelle senza zucchero o i cosmetici non testati sugli animali. Nessuna pietà per mogli tradite e marescialli tonti e maldestri, su gay e tribù Lgbt, invece,  vige ancora la legge del vecchio West: nei saloon c’e libertà di pistola, ma è severamente vietato sparare sul pianista.

E’ quello che è accaduto a Visto, il settimanale di gossip ex Rcs ora del gruppo Prs, che ha avuto l’imperdonabile idea di allegare al suo ultimo numero in edicola un libretto con “Le migliori barzellette gay”. Libello di disegni e fumetti che piglia per i fondelli (e dove se no?) coppie e single omosex. Un cadeaux un po’ particolare, confezionato all’unico scopo di alzare le vendite. Ma a questo servono i giornali: a essere venduti per assicurare gli stipendi ai giornalisti e i quattrini all’editore. Così fa tutti, ma adesso non più: al grido di chi tocca i gay muore, sul web s’è abbattuta una valanga d’insulti e minacce da parte di blogger e associazioni arcobaleno contro la rivista gossippara accusata di vilipendio alla religione gender. Non sono mancati gli appelli al boicottaggio del settimanale e alla denuncia dei responsabili per incitamento al bullismo, all’omofobia e all’apartheid sessuale.

Troppo onore per un libretto da quattro soldi come ce ne sono tanti in vetrina nelle edicole, passatempo da spiaggia in bilico tra gusto boccaccesco, luoghi comuni e volgarità. A cominciare dalla cover dove due allampanati e gai tipetti cinguettano così: “Ti va di giocare a nascondino?”. “Ok, se mi trovi mi puoi violentare. Se non mi trovi sono… nell’armadio”. Certo, mica un esempio di raffinato humour o sofisticata letteratura, ma per nulla incompatibile con lo stile della rivista. Siamo su Visto, non su Micromega: qui campeggiano le foto di Al Bano e Romina Power, mica le impegnative articolesse di Flores D’Arcais o del professor Zagrebelsky.

E poi, quello di Visto era solo un remake: le barzellette proibite, infatti, erano già state stampate due anni fa. La raccolta è del 2012, pubblicata da Edizioni e Comunicazione nella collana “Come fare ridere” e on line si trova ancora in vendita a 4,99 euro. “Le migliori barzellette gay” sono in bella compagnia con quelle sul sesso e la coppia, sui dottori, su preti e suore, sui carabinieri e su Totti, e con le storielle raccontate da e su Berlusconi, dagli ebrei sugli ebrei. Insomma, uno scandalo da ridere e pure a scoppio ritardato: ma allora, quando il barzellettario venne stampato la prima volta, erano tempi diversi e il cosiddetto popolo gaio non s’era ancora montato la testa come adesso.

Il direttore, Roberto Alessi, ha fiutato subito aria di guai e rapido come un fulmine  si è immediatamente tirato fuori: «Sono dispiaciuto e mortificato», ha dichiarato contrito, «è un’iniziativa che non ha nulla a che fare con la redazione di Visto che, come me, era all’oscuro di tutto. E uno schifo e chiedo scusa a tutti: il nostro impegno sulle tematiche del mondo omosessuale non può essere rovinato da un’iniziativa della distribuzione di cui non ero stato informato». Insomma, il direttore di Visto questa volta non ha visto. Che cosa aspetta a dimettersi?

Le dimissioni pro gay sarebbero la sola cosa seria in questa operetta da tre palle un soldo, la solita fiction mediatica a vantaggio di una minoranza rumorosa e sedicente perseguitata. Così arcigna e talebana che minaccia di tagliare la gola a chi ammicca sorrisetti e doppi sensi sulla sua buona reputazione. In realtà, sotto la censura alle barzellette, c’è il vizietto di questa categoria di stracciaveste e Ponzi Pilati, tigri di carta che diventano mansueti come gattoni quando c’è da lisciare il pelo alla moda dominante. Scherza con i santi ma lascia stare i gay: ecco l’avvertimento dell’indignato direttore di Visto. Pure lui a servizio del Nuovo Partito dei Diritti a Senso Unico che non ammette deroghe. Travestirsi da suora a scambiarsi baci saffici è creativa satira contro le ingerenze vaticane e clerico-fasciste, ghignare sul gay nascosto nell’armadio è sacrilegio omofobo. Una doppia morale davvero tutta da ridere.

E invece no. Contro l’intolleranza spocchiosa di costoro che vogliono imporre la loro particolare e diversa visione degli affetti e della sessualità, rivendichiamo senza se e senza mai la libertà di critica e di opposizione. Insieme al diritto di satira, di frizzo e di sghignazzo anche sui gay, sulle lesbiche, sulle unioni omo e sui menage à trois e anche di più. Insomma, su tutto quel caravanserraglio che orgogliosamente si dichiara membro del club arcobaleno. Avete mai assistito allo spettacolo di una Gay Parade? Cosa c’è di più comico, carnevalesco e degno di barzelletta di quei machi in costumi da burlesque? Se ne facciano una ragione: fin che pretenderanno di andare in Muncipio a scimmiottare finti matrimoni davanti al sindaco in fascia tricolore e fiori d’arancio, le barzellette fioccheranno come coriandoli sugli sposi. Nella speranza che alla fine una risata li seppellirà.

Fonte: La sai l’ultima sui gay? Nessuno può ridere di loro.

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