La scienza non si scusa (sul processo Scopes) | Critica Scientifica – di Enzo Pennetta

Museum of London, schema eugenetico del 1926

Le religioni sono tenute a scusarsi per i loro errori, anche intere nazioni come la Germania hanno chiesto scusa.

 

La scienza, nuova vera religione, non si scusa mai.

 

Il caso del processo Scopes e l’eugenetica negli USA.

 

 

  Il “Processo Scopes” nel 1926 vide confrontarsi chi si opponeva ad un insegnamento ideologizzato della biologia nelle scuole a chi invece chiamava “scienza” proprio quella strumentalizzazione della stessa che è l’esatto contrario del suo fine più autentico. Il divieto dell’insegnamento della teoria dell’evoluzione in vigore nel Tennessee era infatti dovuto non ad un presunto oscurantismo nei confronti del progresso scientifico da parte di settori retrogradi della società americana, ma ad una consapevole opposizione all’indebita commistione tra scienza evoluzionistica e sociologia, una commistione che aveva portato all’approvazione di provvedimenti ingiusti ed aberranti come la sterilizzazione di persone considerate “feeble minded“, deboli di mente.

Secondo l’interpretazione sociologica del darwinismo teorizzata da Francis Galton, fondatore dell’eugenetica e cugino di Darwin, l’umanità avrebbe raggiunto una condizione migliore applicando i principi della selezione naturale ai suoi componenti per evitare quelle caratteristiche che venivano individuate come indesiderabili, proprio come nel caso dei “feeble minded”. In accordo con la dottrina eugenetica le caratteristiche socialmente negative si sarebbero trasmesse ai discendenti secondo lo schema posto in apertura, elaborato nella darwiniana Inghilterra, e analogamente riproposto nel contestato libro usato da John Scopes per la sua lezione che fu poi all’origine di quell’operazione propagandistica che fu proprio il Processo Scopes.

 La pagina 262 del testo scolastico A civic biology, con il riferimento al caso della “Madre dei criminali”, difeso durante il processo Scopes, contenente le idee eugenetiche che erano alla base della campagna di sterilizzazione delle persone socialmente più disagiate.

 

 Adesso, a quasi 90 anni di distanza, la verità sulla persecuzione a cui furono sottoposte persone indigenti e solo bisognose di una vera assistenza, è finalmente emersa in uno studio pubblicato su Science con il titolo “Poverty Impedes Cognitive Function“.

Su Le Scienze lo stesso studio è stato riportato nell’articolo intitolatoGli effetti della povertà sulle risorse cognitive” del 30 agosto scorso nel quale possiamo leggere:

Le preoccupazioni legate a difficili condizioni finanziarie consumano risorse mentali, lasciando poco spazio per dedicarsi ad altro: è la conclusione di uno studio che stabilisce per la prima volta un rapporto di causa-effetto tra povertà e scarse capacità cognitive, due fattori per i quali finora era nota solo una correlazione statistica. Il risultato potrebbe avere notevoli implicazioni per le politiche sociali

 

Partendo da una pregiudiziale tipica del darwinismo sociale, la correlazione tra povertà e scarse capacità cognitive è stata a lungo erroneamente interpretata come un rapporto di causa effetto in cui le scarse capacità cognitive erano causa della povertà. E così, per eliminare la povertà, nell’America degli anni ’20 si procedeva a sterilizzare i diseredati.

E sulla base delle stesse idee errate sull’ereditarietà delle difficoltà cognitive venivano esaminati, umiliati e spesso rimpatriati gli immigrati Italiani e Irlandesi che in quegli stessi anni sbarcavano ad Ellis Island.

Chi era stato già vittima di una condizione di grande difficoltà sociale veniva in questo modo criminalizzato e reso doppiamente vittima con una feroce persecuzione. A questo stato di cose si opponeva lo Stato del Tennesse, non al progresso scientifico.

Oggi nuovi Scopes, come Zack Kopplin, si muovono per difendere gli stessi errori, dicono di agire in nome del progresso e invece vogliono una scienza dogmatica che non possa essere messa in discussione nei suoi punti controversi.

Oggi come nel 1926 i veri difensori della verità e della vera scienza sono quelli indicati come retrogradi oscurantisti, i difensori dell’Act 473.

Alla luce di quanto emerso nello studio pubblicato su Science gli scienziati evoluzionisti dovrebbero chiedere scusa a tutte le vittime delle incivili politiche eugeniste del ’900 supportate da testi come A civic biology.

Finora nessuno lo ha fatto.

Fonte: La scienza non si scusa (sul processo Scopes) | Critica Scientifica – di Enzo Pennetta.

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