La Shoah dimenticata dei bambini | Facebook

La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia 1938–1945 (Torino, Einaudi, 2013, pagine 345, euro 29) ripercorre tutte le tappe del progetto di annientamento partendo da quello che fu il punto di non ritorno, l’adozione delle leggi razziali, che costituirono la prima ferita nell’identità, il primo passo verso la catastrofe, come ricorda Piera Sonnino: «Dal 1938 in poi, per cinque anni, noi vivemmo in un tempo senza futuro, un oscuro presente sul quale gravava, confuso e indistinto, l’incubo che ci ghermì dopo l’8 settembre». Un incubo che significò, come spiega Maida, «abbandonare la propria casa e il mondo conosciuto, nascondersi e nascondere il proprio nome, perdere la vita o le persone amate, assistere alla cancellazione progressiva di tutto ciò che si conosceva come luoghi, oggetti, abitudini».

L’autore si muove per gradi, dunque, con continui riferimenti a ciò che accadeva anche nel resto dell’Europa occupata. Ma soprattutto cerca di ricostruire, attraverso le testimonianze, i traumi e gli adattamenti che i bambini dovettero affrontare, tenendo conto delle varie fasce di età, ovvero quanti nacquero in quegli anni e quelli che invece ci arrivarono un po’ più grandicelli, adolescenti. Anche se, quasi inevitabilmente, la prima considerazione riguarda gli adulti, padri e madri, i quali si accorsero di colpo «di non essere più in grado di fornire le sicurezze necessarie; non erano eroi pronti a salvare i propri figli». I bambini vissero dunque una «brusca caduta di fiducia nel mondo, che si espandeva dalla famiglia a tutte le persone». E di conseguenza anche alle cose.

Così persino «la casa, che rappresentava un luogo di protezione, diventava — spiega Maida — improvvisamente una gabbia, mentre gli spazi pubblici veicolavano messaggi di esclusione o di paura. Andare al parco o ai giardinetti costituiva una fonte di ansia, soprattutto attraverso gli occhi dei genitori, che non trasmettevano più la sicurezza di un luogo libero e permeato dal piacere dell’incontro ma il timore del rifiuto, dell’insulto, di una protezione impossibile, di una sofferenza non condivisibile e assurda». La stessa scuola statale, che aveva significato un passaggio fondamentale nel riconoscimento dell’integrazione, costituisce ora uno dei punti di partenza dell’isolamento.

Cliccare sul link per continuare a leggere: La Shoah dimenticata dei bambini | Facebook.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa, Varie. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.