La società cambia se qualcuno lo vuole

di Rino Cammilleri

Domenica 13 gennaio 2013, in concomitanza con la oceanica manifestazione francese contro le nozze gay, il «Corriere della Sera» titolava così un articolo: «Ma i ragazzi crescono meglio in una famiglia arcobaleno che con un solo genitore». La firma era quella di uno psicanalista, per l’esattezza Massimo Ammaniti, già professore di psicopatologia dello sviluppo all’università La Sapienza di Roma ma più noto per essere padre dello scrittore Niccolò.

Così iniziava: «Oggi la famiglia tradizionale, ad esempio quella della Vienna asburgica descritta da Sigmund Freud, non rappresenta più il modello dominante: è sempre più frequente che un genitore single si occupi dell’educazione dei figli o più spesso dell’unico figlio oppure si creino famiglie ricomposte in cui convivono figli di precedenti legami con quelli nati dalla relazione attuale». Non solo. «E’ evidente che la tradizionale divisione dei ruoli si modifichi sostanzialmente: il genitore singolo può fare da padre e da madre allo stesso tempo oppure nelle famiglie ricomposte non è detto che il nuovo partner del genitore sia disposto a svolgere un ruolo genitoriale».

Troppo vero. E tuttavia ci sentiamo di far sommessamente notare che pure nella Vienna asburgica descritta da Sigmund Freud c’erano le vedove e i vedovi che dovevano fare da padre e madre nello stesso tempo, e che talvolta, se si risposavano, non era detto che il nuovo partner fosse disposto a svolgere un ruolo genitoriale con i figli «di primo letto», come si diceva allora. La gran premessa del cattedratico, comunque, serviva a introdurre quel che nell’«occhiello» a corredo dell’articolo veniva riassunto così: «Oggi la famiglia tradizionale non rappresenta più il modello dominante e il dibattito sulle coppie gay dovrebbe tenere conto di questi cambiamenti».

Uno, a questo punto, potrebbe legittimamente chiedersi: ma che diavolo c’entrano i gay? Infatti, la cosiddetta famiglia tradizionale c’era già anche prima della Vienna asburgica di Freud (e che a Freud stava sull’anima), c’era fin dai tempi di Ur dei Caldei e forse anche prima del Diluvio, visto che pure Noè ne aveva una siffatta. Infatti, i gay non c’entrano proprio, però il professore di psicopatologia dello sviluppo riesce a farceli entrare lo stesso, come recita il secondo occhiello: «Le ricerche condotte finora ci dicono che i figli di coppie omosessuali mostrano uno sviluppo psicologico non diverso dagli altri bambini».

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