La trappola dei mass-media

Ho letto su Internet il commento ad un video che presentava l’incontro di Papa Benedetto XVI in Germania, con le autorità. Veniva anche mostrato il video, per sottolineare il fatto che molti dei Vescovi e Cardinali (11 per la precisione) si ritraevano di fronte al Papa che porgeva loro la mano. Ho rilanciato il messaggio, con stupore e dolore, per quella che poteva essere considerata una grave forma di rifiuto della cortesia del Papa.
Una amica, su twitter, faceva notare che era una interpretazione errata dell’avvenimento, perché si trattava di «quei vescovi [che] fanno parte del suo seguito ed il Papa li sta presentando al suo ospite come prima era accaduto il contrario». Gentilmente – rispondendomi – mi ha anche fornito il link all’intero episodio, che confermava la sua lettura.
Che dire? Ci sono cascato (come del resto tanti altri internauti). Basta questo? Scuse ai Vescovi tedeschi? Rettifica sul sito e su twitter?
Certo, ed è quello che sto facendo.
Ma non posso non fare anche un’altra considerazione. Quante volte è capitato che l’informazione rilanci notizie che sono false, e si appoggi anche a documentazione visiva che sembra ineccepibile (un caso tra i tantissimi: il cormorano soffocato dal petrolio, che avrebbe giustificato l’intervento militare contro Saddam. Peccato che l’immagine fosse di altro luogo e di altra data). Che cosa ci difenderà dalle facili strumentalizzazioni? Che strada possiamo percorrere per affermare la verità, senza cadere nelle strettoie del pregiudizio?
Quanto accaduto mostra una possibile via, praticabile per tutti: una amicizia fattiva e critica, che non si arresta di fronte all’ovvio e a ciò che sembra essere una evidenza perché tutti lo affermano. Un «pregiudizio» del bene che eviti i facili moralismi e le facili condanne.
In questi giorni abbiamo ascoltato quanto Papa Francesco ha detto ai giornalisti. E ci è nato il desiderio di chiedere a tutti coloro che operano nel mondo della comunicazione di essere i «giornalisti della verità, della bontà e della bellezza». Ascoltiamo queste parole e facciamole programma del nostro impegno. Sapendo che sarà possibile realizzarle solo nella logica della unità, della condivisione e del lavoro comune.
Grazie a chi, in questo modo, mi ha aiutato (e ci ha aiutato) a imparare anche dai nostri errori.

«Siate certi che la Chiesa, da parte sua, riserva una grande attenzione alla vostra preziosa opera; voi avete la capacità di raccogliere ed esprimere le attese e le esigenze del nostro tempo, di offrire gli elementi per una lettura della realtà. Il vostro lavoro necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza.» [Papa Francesco, Incontro con i rappresentanti dei media (16 marzo 2013)]

Fonte: La trappola dei mass-media.

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