La Voce di don Camillo: Il primo ufficio italiano LGBTQI (*)

di Danilo Quinto

Anche Bari avrà il registro delle Unioni Civili, a partire dal prossimo 31 gennaio: le coppie, sia etero, sia omosessuali, potranno iscriversi contestualmente alla registrazione della famiglia anagrafica. Fin qui, la notizia non c’è, perché il capoluogo pugliese si aggiunge ad un centinaio di città

italiane che già hanno istituito il registro e che, di fatto, rappresentano solo il prodromo di quella che a breve sarà la legislazione nazionale, con il riconoscimento del matrimonio omosessuale e delle adozioni di minori da parte delle coppie di persone dello stesso sesso. Con la recente legge approvata dal Parlamento, sull’equiparazione tra figli naturali e figli legittimi, la legalizzazione dell’incesto tra consanguinei è stata già prevista, quindi c’è ora solo da aspettarsi che si legalizzi la pedofilia e il “quadro” sarà completo.

Torniamo a Bari, che ha scelto anche in questo campo di “cavalcare” i tempi che corrono e “sbalordire” tutti. Non sono bastati gli scandali sulla sanità o quelli sul giro di escort a servizio dei potenti, quelli sul calcio scommesse o sul fenomeno dell’usura, che inquina la vita sociale cittadina, quelli del “sistema” vendoliano, che produce sempre più poveri nella popolazione o i “veleni” tra i magistrati della Procura della Repubblica sulla gestione delle inchieste che “scottano” e che si scambiano accuse e dossier. Ci si dedica ora, con buona lena, alla “cura” dei diritti delle Lesbiche, dei Gay, dei Bisessuali, dei Transgender, dei Queer, degli Intersessuali e si stabilisce un altro primato. Le iniziali diventano un acronimo, che dà il nome ad un tavolo tecnico, il primo istituito in Italia, chiamato appunto LGBTQI.

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