In crisi di risorse finanziare le istituzioni formative di New York rischiano un ridimensionamento. Accorpamenti e soluzioni alternative per salvarle
Paolo Mastrolilli
Le scuole cattoliche sono in crisi a New York, anche se offrono un livello di istruzione superiore a quelle pubbliche, e l’arcidiocesi le sta chiudendo per salvarle. Il cardinale Timothy Dolan ha annunciato che alla fine dell’anno in corso, 22 elementari e due superiori cesseranno di funzionare. I genitori protestano, ma non è possibile negare la realtà: le iscrizioni calano da anni, in maniera costante, e quindi l’unico rimedio per far sopravvivere l’educazione cattolica è accorpare gli istituti.
L’istruzione a New York è una merce preziosa. Le scuole pubbliche, finanziate con le tasse dei residenti nei vari distretti, lasciano spesso a desiderare, a parte alcune eccezioni e i programmi speciali per gli studenti particolarmente dotati. L’alternativa sono le private, che però hanno costi proibitivi: fra 35 e 40.000 dollari all’anno, dalla prima elementare in poi, per frequentare gli istituti migliori che aprono le porte delle università più prestigiose. Per chi non vuole seguire la prima strada e non può avviarsi sulla seconda, le scuole cattoliche sono sempre state una soluzione ideale, anche per chi non mette la fede al primo posto nella propria esistenza. La ragione è semplice: offrono un’istruzione migliore delle statali, a prezzi più abbordabili rispetto alle altre private. Questo succede perché selezionano bene il corpo insegnate, sono organizzate, e improntate ai valori cattolici. Chiunque in vita sua sia stato “bacchettato”, o semplicemente ripreso, da una suora professoressa, capisce di cosa stiamo parlando. Per chi ha fede, poi, le alternative semplicemente non reggono.
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