LE LACRIME DI ALEPPO LA GRIGIA

LE LACRIME DI ALEPPO LA GRIGIA

(LA GUERRA AI CRISTIANI, IL CALIFFATO E L’OCCIDENTE)

Damasco, la più antica capitale del mondo, ha accolto il persecutore Saulo. Tra le sue mura si è trasformato in Paolo, Apostolo delle Nazioni. Damasco è il luogo dell’incontro con la Persecuzione. Con l’aiuto del Cielo, di Colui che è risuscitato dai morti e non ha mai accettato la nostra rovina, Damasco può ridivenire il luogo della conversione, della trasformazione interiore e della grande riconciliazione. Signore guardaci dal Cielo è agisci spinto dalla Misericordia. Tu, l’Amico degli uomini”

Sua Beatitudine Gregorio III Laham.

PREMESSA STORICA

Quando nel VII secolo gli Arabi arrivarono ad Aleppo, la città (culla di antica cristianità) era tenuta dai Bizantini, che avevano da poco sconfitto i Persiani grazie alle riforme dell’imperatore Eraclio I. Ma il confine orientale aveva di nuovo ceduto di fronte alla nuova minaccia dell’espansionismo islamico. Aleppo era una grande città fornita di mura, provvista di una piccola e praticamente inespugnabile fortezza, al di fuori della città e in cima ad una collina, a poco più di un quarto di miglio, circondata da un ampio fossato.

Il comandante bizantino di Aleppo, un certo Gioacchino, affrontò coraggiosamente i musulmani in campo aperto, uscendone sconfitto. Decise quindi di ritirarsi dentro la roccaforte insieme ai suoi uomini. Egli molto audacemente lanciò molte sortite, per tentare di porre fine all’assedio, ma senza risultati. L’imperatore bizantinoEraclio I non poteva inviare forze in suo soccorso, così, scoraggiati, nell’ottobre del 637, i bizantini decisero di negoziare la pace con gli arabi. Gioacchino si convertì all’Islam insieme a 4000 soldati bizantini e divenne un leale generale dell’esercito musulmano. La città divenne al-Shahabā, Aleppo la grigia.

Era del primo giugno la sconcertante notizia di Cristiani siriani usati come scudi umani dai ribelli negli scontri a fuoco con l’esercito regolare di Assad. A denunciarlo il patriarca Gregorio III Laham, ovvero la massima autorità cattolica di Damasco, Patriarca di Antiochia, di tutto l’Oriente, di Alessandria e di Gerusalemme dei Melchiti. Il patriarca aveva raccontato di rapimenti notturni dei fedeli della sua diocesi, con pagamenti fino a 200mila dollari americani per il riscatto, case confiscate o fatte saltare per aria, continue incursioni armate di musulmani sunniti nei quartieri cattolici. La situazione da allora si è continuamente deteriorata coinvolgendo tutto il paese e giungendo alla capitale Damasco, dove l’altro ieri pare (dato non confermato) sia caduto in mano ai ribelli anche l’aeoroporto.

Drammatica la situazione ad Aleppo dove ha trovato rifugio un milione di profughi: la zona industriale nelle periferie della città è distrutta. Le fabbriche ed imprese sono state incendiate, bombardate e saccheggiate. Di conseguenza non c’è più possibilità di lavoro per migliaia di persone.

L’aria che si respira puzza per il fumo delle esplosioni e per l’accumulo dei rifiuti che non vengono più smaltiti.

Tra le principali urgenze c’è quella del latte per i bambini. I prezzi dei cartoni erano raddoppiati già nello scorso aprile, passando da 250 lire siriane a 500 (si tenga presente che la paga giornaliera di un operaio è di 7-800 lire).

Molti bambini sono rimasti senza famiglia. Molta gente è stata derubata ed ha perso tutto. Molte persone hanno perso la loro casa o l’hanno dovuta abbandonare a causa del conflitto.

Come se non bastasse, i centri di assistenza danno la precedenza ai mussulmani.

Non esiste nessuna primavera araba, ma l’inizio di un grigio e freddo inverno, che oltretutto rischia di passare sotto silenzio in Occidente. Mons. Mario Zenari, nunzio vaticano in Siria, ha detto: “Le violenze in Siria rischiano di diventare un conflitto dimenticato. All’inizio i morti facevano notizia. Ora le vittime aumentano di giorno in giorno, si parla anche di centinaia di uccisi, ma nessuno dice nulla, è ormai una routine. Come tutte le guerre anche per quella siriana ci sarà l’oblio”. Il prelato racconta che dagli inizi di novembre “la situazione umanitaria è un inferno, che ha coinvolto anche la capitale, trasformatasi in una città blindata”.

Al dolore per i bombardamenti, le vendette fra gruppi politici e religiosi, si è aggiunta anche la criminalità locale, che non sta con nessuno. Nel Paese, vi sono centinaia di rapimenti che falcidiano le famiglie, non solo quelle ricche, ma ormai anche quelle più povere.

Da Aleppo, città storicamente tollerante e culturalmente eteroclita (per certi versi anomala; dal gr. <hèteros = altro, e dal tema del verbo <klino = declino (grammaticalmente), ci giunge notizia che i ribelli fondamentalisti hanno addirittura dato vita all’Emirato islamico di Aleppo, proclamando una fatwa contro “l’immorale usanza di permettere alle donne di guidare l’automobile”. Mentre ad Idlib, secondo altre fonti, sarebbe ormai obbligatorio per le donne apparire in pubblico con il capo coperto dal velo, l’hijab.

Come accadde al comandate bizantino, molti cristiani della parrocchia di San Dimitri si ritrovano ridotti alla fame e alla miseria più nera, ne hanno buon gioco taluni “benefattori” musulmani che offrono alle famiglie cristiane tra €600 e €1200, per ogni membro che si converte all’Islam.

Tutto ciò accade mentre il 28 novembre due autobombe e due ordigni arigianali hanno causato 54 morti e 129 feriti nel quartiere a prevalenza cristiano di Jaramana di Damasco. Tutto ciò mentre l’Occidente cristiano vota l’ingresso all’Onu di un ipotetico stato palestinese e si accapiglia su fantomatici diritti omosessuali. Intanto i nostri fratelli in Siria muoiono falciati dalla nostra indifferenza e dal disprezzo crudele degli ex vicini di casa e colleghi di lavoro, prima ancora che dalle bombe e dalle pallottole. Una persecuzione che ignobilmente non risparmia l’innocenza dei piccoli e ci fa vergognare dei nostri ridicoli problemi.

Tutto sommato Eraclio I fu un buon imperatore, rimandò la caduta dell’Impero d’Oriente, arginando l’espansione islamica. L’Occidente cristiano oggi, invece, con l’ambigua politica inaugurata dal discorso di Barak HusseinObama all’università Al-Azhar del Cairo nel 2009, un embargo controproducente ed il rifiuto di inviare soccorsi, non rischia di perdere soltanto le bellezze di Damasco, ormai in frantumi, ma l’intera cristianità araba.

Matteo Donadoni

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.