Le persecuzioni dell’Avvento

di Anna Bono

«Il tempo di Avvento, che oggi di nuovo incominciamo, ci restituisce l’orizzonte della speranza – ha detto Papa Francesco all’Angelus di domenica 1° dicembre – la speranza di Dio che ha preso carne e si è fatta uomo e storia in Gesù». Con la prima domenica di Avvento – ha ricordato – inizia l’anno liturgico, «un nuovo cammino del Popolo di Dio con Gesù Cristo, il nostro Pastore che ci guida nella storia verso il compimento del Regno di Dio».

Per i cristiani l’Avvento vuol dire anche luci, decorazioni in casa e per le strade, giorni di festa e riposo, convivialità, scambio di auguri e di doni: per i bambini, il Presepio e la trepida attesa di Gesù Bambino e dei suoi regali, la mattina di Natale.

Ma tanti cristiani nel mondo, e in numero sempre maggiore, guardano all’approssimarsi del Natale con gioia mista però ad ansia e timore, consapevoli che, durante le imminenti celebrazioni, aumenterà il rischio di attentati contro di loro, che testimoniare la fede, partecipare alle funzioni religiose in chiesa, in quei giorni, più ancora che durante il resto dell’anno, può costare la vita.

Il 27 maggio scorso, nella sede Onu di Ginevra, l’Osservatore permanente della Santa Sede, monsignor Tomasi, ha quantificato in oltre 100.000 il numero dei cristiani che ogni anno perdono la vita per motivi inerenti alla loro Fede.

Più di tutti a sperimentare il martirio sono i cristiani in Nigeria. Per tre anni consecutivi gli estremisti islamici Boko Haram ne hanno fatto strage a Natale, attaccando le chiese gremite: nel 2010 le vittime sono state 41 e quasi 100 i feriti; nel 2011 i morti sono saliti a 110; è andata meglio, grazie anche ai servizi volontari di sorveglianza agli edifici religiosi, nel 2012 quando i morti sono scesi a poco più di 20, ma in compenso è aumentato il numero delle chiese distrutte.

L’organizzazione non governativa Open Doors Usa, che ogni anno compila la World Watch List dei 50 paesi in cui i cristiani sono più perseguitati, per il 2013 definisce “estreme” le condizioni di vita dei cristiani in 11 stati e “molto gravi” le persecuzioni in altri 12: in testa Corea del Nord, Arabia Saudita, Afghanistan, Iraq e Somalia; ultimi, Vietnam, Oman e Mauritania. Fatto del tutto prevedibile, tutti i paesi elencati tranne uno si trovano in Africa (18) e in Asia (31). La Colombia è lo stato che completa l’elenco, salita dal 47° posto occupato nel 2012 all’attuale 46°.

Open Doors Usa suggerisce di essere vicini ai cristiani perseguitati con la preghiera, specificando paese per paese le intenzioni: in Arabia Saudita, ad esempio, perché Dio li mantenga saldi nella Fede nonostante i rischi che corrono; in Kenya, perché i recenti attentati non scoraggino i credenti dal testimoniare la Fede; in Tanzania, per la salvaguardia dei sacerdoti e dei pastori che vivono a Zanzibar.

Un altro modo di essere vicini ai cristiani minacciati, che nelle prossime settimane potrebbero subire ulteriori e più gravi violenze, è dedicare un po’ del nostro tempo in questo periodo di Avvento a conoscere le condizioni in cui vivono. Alcuni recenti rapporti, reperibili anche sul web, possono servire allo scopo.

Uno è il “Rapporto 2012 sulla libertà religiosa nel mondo”, curato da Aiuto alla Chiesa che soffre, ACS, la ben nota Fondazione creata nel 1947 dal sacerdote olandese Werenfried van Straaten ed elevata a Fondazione Pontificia da Papa Benedetto XVI. Vi è descritta con dovizia di dettagli e informazioni la situazione di 196 paesi. Come nei rapporti precedenti (il primo risale al 1999), le schede-paese evidenziano nell’estremismo islamico (Pakistan, Afghanistan, Iraq, Nigeria…) e nell’intolleranza politico-ideologica di matrice comunista (Corea del Nord, Vietnam, Cina…) i maggiori nemici della libertà religiosa, a cui si aggiunge il nazionalismo estremo nel caso, ad esempio, dell’India. Il rapporto integrale può essere richiesto alla Sezione Italiana di ACS, scrivendo all’indirizzo e-mail: [email protected]. Una sintesi si può leggere sul loro sito.

Sempre a cura di Aiuto alla Chiesa che Soffre, ma pubblicato dalla sezione britannica della Fondazione, e dedicato ai soli Cristiani, è “Persecuted and Forgotten? A Report on Christians oppressed for their Faith 2011-2013”, presentato il 20 ottobre scorso, in occasione della Giornata Missionaria Mondiale. Il rapporto, che si concentra sulla situazione in 31 stati, rivela che sono Cristiani il 75% dei perseguitati nel mondo per motivi religiosi: questo ancor prima delle cosiddette Primavere arabe che, secondo gli autori del rapporto, hanno avuto devastanti conseguenze sul Cristianesimo. Anch’esso è reperibile sul web, ma per ora solo in inglese.

Fonte: Le persecuzioni dell’Avvento.

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