Le reazioni alla Cassazione: la sentenza non apre alle adozioni gay | UCCR

Come abbiamo già parlato ieri, la Prima sezione civile della Cassazione si è espressa affrontando una causa di affidamento tra un padre e una madre, la quale successivamente ha intrapreso una convivenza omosessuale con una donna. La Cassazione ha negato l’affidamento al padre, mostratosi violento, affidando il bambino alla madre e alla convivente, con la motivazione che si tratterebbe di un «mero pregiudizio» sostenere che tale contesto rechi uno svantaggio al bambino.

Abbiamo già mostrato che questa posizione, al di là del caso specifico, non è assolutamente un pregiudizio, ma un giudizio basato sull’esperienza e sulla letteratura scientifica in nostro possesso. In ogni caso la sentenza non è ideologica e non ha per nulla aperto all’adozione omosessuale, è sbagliata la strumentalizzazione della comunità LGBT. Interessante, in ogni caso, è stato osservare le reazioni a tale originario pronunciamento, che aiutano anche ad inquadrare meglio tutto il contesto.

 

Maria Gabriella Luccioli, presidente della Prima sezione civile della Cassazione che ha presieduto il collegio giudicante, ha invitato ad una «lettura pacata di questa sentenza. Il bambino era già stato affidato alla madre. Già la Corte d’appello aveva bollato come ‘generica’ la difesa sostenuta dal padre che non trovava riscontro alcuno. Qui poi non e’ in ballo l’adozione per le coppie gay ma la legittimità dell’affidamento ad una mamma che vive con un’altra donna. Una sentenza assolutamente rigorosa. Mi pare che sia stato fatto tanto rumore per nulla».

Pietro Zocconali, presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi (ANS), ha affermato: «I bambini sono dotati di grande capacità di adattamento, tuttavia, sulla base della letteratura scientifica disponibile, che evidentemente la Corte di Cassazione disconosce, vivono meglio quando trascorrono l’intera infanzia con i loro padri e madri biologici. Il bambino riconosce se stesso e il proprio futuro rispecchiandosi e relazionandosi al maschile e al femminile di una madre e di un padre, biologici o adottivi. In assenza di questa diversità sessuale il benessere del bambino è a rischio, come dimostra la stragrande maggioranza dei dati raccolti dalla più validata letteratura psico-sociale a livello mondiale, debitamente richiamati dal sociologo Antonio Marziale, presidente dell’Osservatorio sui Diritti dei Minori, e non da quattro sofismi artatamente richiamati dalla comunità gay e privi di riconoscimento scientifico».

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