Le voci Siria: il grido dei cristiani contro i missili – MissiOnLine.org

Le trappiste di A’ Zeir: «Hanno deciso di bombardarci perché “è ora di fare qualcosa”». La comunità di padre Dall’Oglio: «Non possiamo accettare o apprezzare un intervento armato di potenze straniere»

Mentre incombe l’ipotesi di un intervento militare internazionale in Siria si moltiplicano le analisi, le cartine, gli appelli pro o contro l’azione prospettata da Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Si parla di «linee rosse», ritornano le favole sui raid missilistici «chirurgici», ci si dà battaglia su chi sia più sanguinario in questa guerra che ha fatto già più di 100 mila morti e milioni tra profughi e sfollati interni.

Mai come oggi servono occhi capaci di vedere le contraddizioni di tutti: quelle di un regime che si è macchiato di una repressione orrenda (armi chimiche o non armi chimiche), quelle di un’opposizione che non esiste come tale (di chi stiamo parlando? Del FSA? dell’ISIS? di Al Nusra? dei curdi? tutti in guerra oggi con obiettivi loro e padrini importanti, sulla pelle del popolo siriano), quelle di ex superpotenze che sembrano intenzionate a sparare dei missili con il solo obiettivo di poter dire di aver fatto qualcosa.

In questo contesto la nostra bussola restano sempre la parole chiare del Papa: «L’aumento della violenza in una guerra tra fratelli, con il moltiplicarsi di stragi e atti atroci, che tutti abbiamo potuto vedere anche nelle terribili immagini di questi giorni – ha detto domenica all’Angelus – mi spinge ancora una volta a levare alta la voce perché si fermi il rumore delle armi. Non è lo scontro che offre prospettive di speranza per risolvere i problemi, ma è la capacità di incontro e di dialogo».

Ma accanto alla sua ci sono anche altre voci che vogliamo rilanciare: quelle dalla Siria di tante persone e comunità cristiane che vivono accanto alla gente semplice, quella che più di ogni altra paga le conseguenze di questa guerra. È il caso ad esempio delle suore trappiste del monastero di A’ Zeir. In Siria ci sono arrivate dall’Italia qualche anno fa, spinte da un desiderio profondo di fraternità con questo popolo, come raccontavamo su Mondo e Missione in questo articolo. Si sono ritrovate a condividere l’esperienza della guerra. In queste ore dal loro monastero hanno fatto giungere una lettera molto forte, rilanciata dal sito Ora pro Siria.

«Guardiamo la gente attorno a noi – scrivono – i nostri operai che sono venuti a lavorare tutti come sospesi, attoniti : “hanno deciso di attaccarci”. Oggi siamo andate a Tartous…. sentivamo la rabbia, l’impotenza, l’incapacità di formulare un senso a tutto questo : la gente cerca di lavorare, come può, di vivere normalmente. (…) E pensi che domani hanno deciso di bombardarci.. Così. Perché ” è ora di fare qualcosa”, così si legge nelle dichiarazioni degli uomini importanti, che domani berranno il loro thé guardando alla televisione l’efficacia del loro intervento umanitario… Domani ci faranno respirare i gas tossici dei depositi colpiti, per punirci dei gas che già abbiamo respirato?». Clicca qui per leggere il testo integrale della lettera.

«Un piccolo popolo porta una croce pesante. E Simone di Cirene si fa attendere», è l’amara riflessione contenuta in un’altra lettera rilanciata senza firma dal sito dell’Oeuvre d’Orient, altra realtà francese che costantemente segue la vita delle Chiese d’Oriente, oggi scosse da questo dramma senza fine. «Davanti a questo dramma – prosegue il testo – è arrivata l’ora del silenzio, delle lacrime abbondanti, dei cuori spezzati come quello Immacolato di Maria sotto la croce».

E che un attacco militare internazionale in Siria non sia una soluzione lo sostiene anche la comunità di Deir Mar Musa, il monastero fondato da padre Paolo Dall’Oglio, il gesuita romano rapito un mese fa. «Siamo in una fase di estrema sofferenza – ha dichiarato all’agenzia Fides il responsabile della comunità padre Jacques Muourad -. Auspichiamo che i Paesi occidentali assumano una posizione giusta davanti a questa tremenda crisi siriana. La posizione ‘giusta’ significa rifiutare ogni forma di violenza, fermare le armi, non mettere gli uni contro gli altri, difendere e proteggere i diritti umani». E suor Houda Fadoul, responsabile della comunità femminile di Deir Mar Musa, ha aggiunto: «Non possiamo accettare o apprezzare un intervento armato di potenze straniere. Continuiamo nella nostra missione che è quella di alzare a Dio un culto spirituale, soprattutto per educare i giovani al dialogo e alla pace. Crediamo che oggi, anche in questo acerrimo conflitto, la preghiera resti un mezzo potente per resistere al male ed è l’unico strumento che alimenta la speranza». 

Fonte: Le voci Siria: il grido dei cristiani contro i missili – MissiOnLine.org.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.