L’ennesimo pretesto | Da Porta Sant’AnnaDa Porta Sant’Anna

egitto cristiano

In questi ultimi giorni le immagini di un Egitto in fiamme, continuano a scorrere sotto i nostri occhi attoniti, per quella terra, così bella e così martoriata. Il cuore si stringe al pensiero dei morti nelle strade, ma soprattutto delle chiese cristiane che bruciano, simbolo di un odio che è cresciuto in questi ultimi anni. Odio covato ed esploso, come la classica goccia che fa traboccare il vaso, nel momento in cui il paese è più destabilizzato e come tutte le guerre civili, le minoranze sono quelle che soccombono per prime.

In questi giorni il mio pensiero è volato più volte verso l’Egitto, a quando nel 2010, mi recai a Il Cairo, seguendo una delegazione di giovani cattolici in visita alla Chiesa Copta cattolica.

Quel viaggio mi fece scoprire un volto diverso del paese mediorientale, lontano dai resort di Sharm el Sheikh, e mi resi conto di quanto i fedeli cristiani fossero, non solo divisi tra loro, ma discriminati nel loro stesso paese.

Un popolo ed una cultura, oltre che una religione, che fino al VII secolo d.C., era la principale nel paese e pensare che la stessa croce copta rappresenta il fiume Nilo.

Ricordo i racconti dei sacerdoti e vescovi che ci accolsero, la difficoltà che si avvertivano nelle loro parole di poter costruire nuove chiese o di divincolarsi da possibili ricatti. Mi colpì il racconto di come alcune giovani donne cristiane, ogni tanto sparivano per giorni per poi scoprirsi in mano a frange estremiste musulmane, che architettavano strategie ad arte per poterle circuire e costringerle così a convertirsi all’islam, pur di non disonorare la famiglia di origine.

Allora il vecchio faraone Mubarak, riusciva a tenere uniti tutte queste diversità, certo in maniera autoritaria, ma la situazione seppur difficile per i cristiani, era sotto controllo. Oggi a due anni dalla sua destituzione il quadro non solo è critico, ma a dir poco drammatico.

Ricordo quella città, per quanto bella, ma al tempo stesso caotica ed inquinata, dalle fattezze di una megalopoli con i suoi 9milioni di abitanti, che durante il giorno diventano 15, ma anche arcaica, con i carretti trainati dai muli lungo le grandi arterie stradali che attraversano il paese e che ci passavano accanto.

Se penso all’imponenza delle piramidi, a cui piedi sorgeva un quartiere poverissimo con cumuli di immondizia, ora capisco come questo popolo avesse voglia di cambiamento. Lo stesso cambiamento gridato da piazza Tahrir, che sembrava aver portato una ventata di democrazia nella terra dei faraoni.

Ma gli scontri tra ideologie fanno sì che un paese che sembrava uscito dal caos, lo faccia risprofondare in un attimo.

Ora non resta che sperare che la comunità internazionale scenda in campo per sedare una situazione oramai fuori controllo e che si plachi l’ira che si sta abbattendo contro i cristiani, dovuta principalmente alle dichiarazioni di sostegno alle fazioni anti Morsi, del papa copto ortodosso Tawadros III.

Parole come micce esplosive, ma dichiarazioni a parte, gli scontri di questi giorni sono stati l’ennesimo pretesto per andare contro a quella minoranza che costituisce il 10% della popolazione e che per molti egiziani, rappresentano un’aspetto scomodo di quel paese.

Insomma, ora dal vecchio continente, non ci resta che pregare!

Fonte: L’ennesimo pretesto | Da Porta Sant’AnnaDa Porta Sant’Anna.

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