L’Etiopia: il Corano nell’impero del Leon di Giuda – Vatican Insider

In una terra dove cristianesimo e islam sono presenti fin dalla loro nascita, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli. I riflessi delle rivoluzioni arabe, arriveranno fino al Corno d’Africa?

Davide Demichelis

Mohammed Hussein Al Amoudi è uno dei cento uomini più ricchi del mondo. Vive fra Addis Abeba e Riyadh, nato in Etiopia ma di nazionalità saudita. Attività nelle miniere, ospedali, finanza, agricoltura, petrolio e molto altro hanno fatto la sua fortuna, solo un altro uomo di colore è più ricco di lui.

L’Etiopia è così: sperequazione alle stelle. Ottanta milioni di abitanti con una speranza di vita che non supera i cinquant’anni. Un’elite ristrettissima molto abbiente e Paesi vicini ancor più facoltosi. E’ il caso degli Emirati Arabi Uniti o dell’Arabia Saudita, nazioni che grazie al petrolio dispongono di ingenti capitali. Paesi islamici che vogliono far crescere i seguaci del Corano anche nella terra della Regina di Saba, dove Maometto trovò rifugio quando dovette fuggire dalla Mecca a causa delle persecuzioni.

“E’ anche sulla povertà della nostra gente che si gioca la sfida – commenta l’Arcivescovo metropolitano cattolico di Addis Abeba, Abune Berhaneyesus Dermerew Souraphiel – i sauditi aiutano i nostri poveri, chiedendo loro in cambio la conversione all’Islam. Sanno che questi non saranno buoni musulmani, ma i loro figli sì. Il wahabismo saudita, in questo modo, sta mettendo a rischio la coesistenza pacifica in Etiopia”.

Il nove agosto diecimila musulmani hanno sfilato per le strade della capitale, in occasione della fine del Ramadan. Chiedevano la liberazione degli imam arrestati una ventina di mesi fa, per via dei loro legami con gruppi fondamentalisti e dei sermoni pronunciati al temine delle preghiere. I leader religiosi sono stati accusati di cospirazione contro lo Stato. La manifestazione è sfociata in scontri violenti, con molti feriti e alcuni morti. La comunità islamica ha rapporti molto tesi col governo, anche se ne fanno parte vari ministri musulmani. L’economia del Paese è in forte crescita, ma il rispetto dei diritti umani lascia a desiderare. Un anno fa, ad esempio, venti giornalisti sono stati condannati per cospirazione antigovernativa. Dovranno scontare pene tutt’altro che lievi: da otto anni di carcere all’ergastolo.

Ad agosto dell’anno scorso sono morti il Patriarca Ortodosso Abuna Paulos e Melles Zenawi, l’uomo che ha deposto il vecchio dittatore, Menghistu, e governato il Paese dalla fine della guerra, nel 1991. La scomparsa di queste due figure importanti, ha reso gli equilibri politici e religiosi ancor più delicati. Secondo l’ultimo censimento governativo, il 34 per cento degli etiopi pratica l’islam, mentre i cristiani sono il 62 per cento della popolazione, divisi fra un 44 per cento di ortodossi, il 17 per cento di protestanti e solo l’uno per cento di cattolici (circa 800 mila), che però gestiscono gran parte dei servizi sociali. Cristiani e musulmani da tempo collaborano in varie opere sociali, di recente è stato anche creato un Consiglio Interreligioso per facilitare il dialogo e la gestione di servizi congiunti.

“Il governo ci affida molti servizi sociali perché noi non facciamo discriminazioni”. L’Arcivescovo di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiope, tiene a sottolineare che anche lo Stato non deve discriminare nessuno, a partire dalla sua legge fondamentale: “La nostra Costituzione è aperta a tutti i gruppi religiosi. I musulmani vorrebbero imporre la sharia, ma i Tribunali pubblici non applicano leggi religiose”.

Dall’Etiopia, molti guardano con attenzione agli sviluppi delle crisi nordafricane, in particolare siriana ed egiziana. Una vittoria dei Fratelli musulmani potrebbe dare nuova forza alle correnti islamiche salafite, che vogliono imporre la sharia ed una maggiore presenza degli islamici nella vita pubblica.

Fonte: L’Etiopia: il Corano nell’impero del Leon di Giuda – Vatican Insider.

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