Lettera aperta al Signor Presidente della Repubblica

 

Signor Presidente,

anche se si deve stendere il velo della pietà per l’episodio avvenuto a Bergamo dove una madre ha ucciso accoltellando la propria figlioletta di un anno e mezzo e poi si è tolta la vita tagliandosi la gola  con lo stesso coltello a causa, forse, del suo stato di depressione, ciò non toglie che questi episodi sono in parte devoluti a causa della carenza di strutture valide atte alla cura di questi sofferenti psichici.

Mi rivolgo a Lei in tutta sincerità fiducioso che il mio appello rivolto alla Sua solidarietà non cadrà nel dimenticatoio .

Oramai è noto a tutti, grazie alla Sua manageriale attività politica nel campo internazionale l’apporto decisamente valido e positivo nell’aver collocato l’Italia nella migliore considerazione e rispetto, il tutto riconfermato ancora oggi 22 aprile 2013 dall’Assemblea delle due Camere Legislative dove giura per il rinnovato mandato presidenziale.

Ma nel campo della disabilità e specialmente della sofferenza psichica, questo ambito sanitario e legislativo continua a gemere sotto il silenzio e l’indifferenza, relegandolo nell’angolo buio del Palazzo.

Riconosciamo che i problemi da risolvere sono tantissimi, anche ereditati dai passati Governi, ma non possiamo disconoscere che insufficienti sono state le soluzioni verso questo grave disagio sociale costituito dal disturbo psichico, che abbraccia molte patologie nevrotiche e per prima la depressione, tristemente di “moda” .

Ma anche se è vero che solo il Parlamento deve legiferare in questa materia, ciò non toglie che il Suo “suggerimento” possa contribuire alla riforma per il riconoscimento di questa tematica.

La Commissione 12° Affari Sociali della Camera dei Deputati, ( misteriosamente fermata dall’aprile 2005 per il Testo Unificato Burani- Procaccini e dove erano abbinate le n/s petizioni, ancora oggi ri-presentate al nuovo ?Parlamento,) è indifferente nel “trattare” questa riforma, né si vedono sintomi di iniziative.

Vero che il dr. Gianni Letta all’epoca Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, su mio modesto suggerimento, aveva istituito una “Giornata di riflessione sulla depressione” il 17 aprile 2005 ed avvenuta nel Salone Verde di Palazzo Chigi in previsione della istituzione di un “Tavolo Tecnico” .

In quella occasione il dr. Gianni Letta mi aveva “spinto” ( e ne siamo debitori e riconoscenti ) ad esporre in 9 punti le necessità che reputo della massima prima urgenza verso i malati, le loro famiglie e per la sicurezza di tutti i cittadini.

Ma la speranza di arrivare ad una possibile proposta condivisa, è stata vana, perché quel Tavolo Tecnico non ha avuto un che minimo di partenza.

Le varie leggi finanziarie hanno continuato ad ignorare questo vero problema sociale, non attivando interventi, nè programmi adeguati a sostegno delle famiglie dove insiste il malato psichico, venendo meno a quei giusti indirizzi del Piano Sanitario 2003-2005 del precedente Governo Berlusconi.

Non desidero aggiungere altro, però devo sottolineare che la famiglia, bene prezioso e risorsa insostituibile in un modello sociale che vogliamo vedere ancora con valori di solidarietà e di coesione, che continua a farsi carico dei figli, che continua ad aiutare i propri genitori anziani, non è solo quella della emergenza dei pannolini o dei pannoloni, è soprattutto anche quella che continua a curare i membri disabili o svantaggiati.

Uno dei problemi più scottanti, fra altri, relativi a riforme, Signor Presidente della Repubblica e più difficili di maggior rilievo che affliggono le famiglie dei disabili, soprattutto degli handicappati psichici, è l’incertezza del dopo la morte di colui/ei che sostengono il peso dell’assistenza, soprattutto per non avere ancora una ragionevole certezza di sicurezza sui vari tempi assistenziale che il proprio familiare orfano dovrà affrontare.

E’ questa la realtà, Signor Presidente della Repubblica che bisogna guardare con grande attenzione e priorità e non solo scandalizzarsi quando succedono drammi della follia, come quello di Bergamo che non sarà l’ultimo, per la scarsità di normative e di strutture atte alla cura dei malati.

Signor Presidente della Repubblica, bisogna guardare al silenzio di queste famiglie, che è un grande urlo inascoltato !

Previte

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