L’Europa impone la teoria del gender per vie amministrative | Tempi.it

febbraio 4, 2014 Luigi Amicone

 

Apprendiamo dal New York Times che «gli stati membri dell’Unione Europea sono obbligati a seguire la cosiddetta politica del “gender mainstreaming”». È un’obbligatorietà impersonale e ingiusta

 

 

gender-scuola-tempi-copertinaIl 27 gennaio, Giorno della Memoria, ci siamo di nuovo impegnati per questo: perché non accada “mai più” che una teoria (nel caso, della “razza ariana”) definisca persone e gruppi sociali “sotto-uomini” (Untermenschen). “Mai più” una teoria che la Germania hitleriana impose al suo interno con l’istruzione, la violenza, la propaganda di Stato. E all’esterno. Ottenendo con le armi (ma anche senza, vedi caso Italia) la collaborazione all’Olocausto. È ormai provato che lo sterminio degli ebrei venne eseguito con la partecipazione attiva dei cittadini. Tedeschi e non solo tedeschi. E che esso avvenne per “vie amministrative”, in un clima di “normalità” che si stenta ancora oggi a credere. Ma che ancora ai nostri giorni riemerge perfino in uno degli ideatori delle teorie naziste e razziste, nelle lettere rimaste fino ad oggi inedite del gerarca Himmler a sua moglie. «Himmler si recava in visita di ispezione al campo di sterminio di Auschwitz con lo stesso spirito di un turista che si mette in viaggio», ha notato un commentatore.

Come è stato possibile perdere ogni cognizione del bene e del male? Come è potuto accadere in Europa – non nell’Europa medievale, ma nell’Europa dei nostri nonni e degli Einstein – non “solo” lo sterminio di sei milioni di ebrei, ma anche di centinaia di migliaia di persone ritenute “inferiori”, malati mentali, incurabili, preti cattolici, zingari, testimoni di Geova, cristiani pentecostali, omosessuali?

matrimonio-gay-tortaBisogna ricordarsi bene queste cose. E poi farsi domande tipo: ma di cosa parlano oggi, anno 2014, certi “mantra” che suggeriscono di considerare gli uomini il livello più basso di “madre natura”? Ma gli italiani sanno (e i popoli europei?) che a cominciare dagli asili e passando per tutte le scuole e le università, la “teoria del gender” è la nuova “verità” sull’Uomo? Sanno, come apprendiamo nell’editoriale del New York Times in biasimo e disprezzo delle resistenze dei cattolici polacchi, che «gli stati membri dell’Unione Europea sono obbligati a seguire la cosiddetta politica del “gender mainstreaming”», ovvero l’applicazione della “teoria del gender” alle politiche pubbliche? E da chi è stata resa “obbligatoria” tale “verità”? Qualcuno ha chiesto il nostro parere? Avete votato voi qualcosa in proposito?

È un’obbligatorietà impersonale. Procede per vie amministrative (direttive, raccomandazioni, pareri) che i funzionari prendono di peso da Bruxelles e altri funzionari applicano fin nella scuoletta di provincia, nell’iniziativa patrocinata dal piccolo comune, nel programmino tv di bassa cucina nazional popolare. Così, teorie per lo meno discutibili diventano paradigmi indiscussi di una costruzione statale collettiva, a cui “il cittadino della strada” si adegua (anche per non aver rogne da ddl Scalfarotto). E le leggi standard per l’eutanasia e l’agenda gay, per l’eugenetica e l’aborto intesi come “diritti riproduttivi”, da dove promanano? Dalle stesse “vie amministrative”. Dal medesimo processo impersonale che si conclude con la ricezione, accettazione, implementazione a livello di nazione, città, borgo, scuoletta, delle “direttive”.

“Ce lo dice l’Europa”? Mai più. Mettiamo in discussione questa Europa, prima che questa Europa metta in discussione “persone e gruppi sociali”.

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