LGBTI: progetto pilota per non discriminarli – Notizie Pro Vita

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Sul sito ufficiale della Commissione Europea, la pagina “Public Healt”, dedicata alla salute pubblica, ci informa del fatto che è in corso un progetto pilota (per il quale sarebbero stati stanziati 440 milioni) volto a ridurre le disuguaglianze sanitarie specifiche vissute da lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI).

L’obiettivo del progetto è quello di prendere in esame le particolari esigenze di salute e le sfide affrontate dalle persone LGBTI ed, al contempo, aiutare gli operatori sanitari a superare le principali barriere che, a detta della Commissione, questi ultimi incontrano nel curare questo tipo di persone.

L’articolo, infatti, afferma che vi siano prove sostanziali a dimostrazione del fatto che le persone LGBTI sperimentino disuguaglianze sanitarie significative che hanno un impatto sui loro esiti di salute. La discriminazione, dunque, ai danni delle loro persone porrebbe così delle «barriere in termini di accesso ai servizi sanitari e di assistenza sociale».

Viene dunque identificato come ostacolo significativo da parte del paziente LGBTI la divulgazione della propria identità, dal momento che molte persone LGBTI temono che, rivelando la propria condizione a un operatore sanitario, subiranno discriminazioni e / o trattamenti più scadenti.

A tal punto, è doveroso precisare che nessuno è giustificato a trattar male le persone per alcuna ragione (tanto meno chi, come il personale sanitario, è chiamato, semmai, ad averne cura).

Ma va anche considerato il fatto che non accade praticamente quasi mai che si registrino casi di reali maltrattamenti ai danni di omosessuali e transgender proprio per il loro orientamento sessuale o per il loro “cambio di sesso” (anche se molti vogliono farci credere che si tratti di un problema urgentissimo).

Dunque, perchè mai impiegare tante energie e dare tanta importanza a questo tema (dato che già a loro “tutela” si è stati disposti persino a licenziare medici onesti)? Perchè, piuttosto, non informare, scienza alla mano, le persone LGBTI sui rischi fisici dei loro comportamenti?

E perchè (come si evince nell’articolo) così tanti nessi con l’Università di Verona, tanto impegnata a diffondere la teoria Gender in tutti i campi possibili? A ognuno le sue considerazioni…

Luca Scalise


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