Ostaggio per cinque anni torna a Beirut e incontra ex carcerieri
(di Alberto Zanconato)
(ANSAmed) – BEIRUT – Non solo il perdono per i suoi sequestratori, ma anche una richiesta di aiuto rivolta a loro perché contribuiscano all’assistenza ai cristiani in fuga dalla Siria e in difficoltà in altri Paesi della regione investiti dagli sconvolgimenti degli ultimi anni. E’ questo il messaggio speciale con cui Terry Waite, ex ostaggio britannico per quasi cinque anni nelle mani delle milizie sciite Hezbollah in Libano, è tornato in questi giorni a Beirut, 25 anni dopo il suo rapimento.
“La prima ragione della mia visita è dire che il passato è passato, lasciamolo dove sta”, ha affermato Waite, citato dal Sunday Times, un cui giornalista lo ha seguito la settimana scorsa nel suo viaggio di ritorno e nel suo incontro con Ammar Moussawi, responsabile per le relazioni internazionali di un Hezbollah ormai sempre più istituzionalizzato e attualmente forza dominante del governo libanese. Esecutivo di cui fa parte anche uno dei partiti cristiani del Paese, la Corrente patriottica libera del generale Michel Aoun. Nel gennaio del 1987 Waite fu rapito mentre si trovava in missione nel Libano sconvolto dalla guerra civile, come inviato speciale dell’arcivescovo di Canterbury, per trattare la liberazione degli ostaggi britannici precedentemente rapiti dalle milizie del Partito di Dio. Oggi invece scopo del suo viaggio è aiutare i profughi cristiani fuggiti dalla Siria, di cui ha incontrato una delegazione, e attirare l’attenzione di tutti sul dramma di una minoranza religiosa timorosa per la presa del potere in vari Paesi dell’area da parte di governi religiosi islamici.
In Iraq, dopo il rovesciamento del regime di Saddam Hussein, si calcola che la popolazione cristiana sia scesa da 1,5 milioni a meno di un milione a causa delle violenze interconfessionali.
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