Libertà religiosa. L’Asia sempre a rischio

È l’Asia il continente in cui la libertà religiosa è a rischio: Burma (Myanmar), Cina, Iran, Corea del Nord, Arabia Saudita, Uzbekistan sono nella black list stilata dalla Commission on International ReligiousFreedom (USCIRF), organismo consultivo indipendente creato dall’International ReligiousFreedomAct (IRFA) per monitorare la libertà religiosa nel mondo. Ogni anno viene pubblicato un Rapporto che evidenzia la situazione e identifica gli stati che maggiormente violano tale diritto. Nel rapporto 2013, completano l’elenco dei paesi sotto particolare osservazione due stati africani: Eritrea e Sudan. E altri sono giunti a una soglia critica di attenzione: Egitto, Iraq, Nigeria, Pakistan, Tajikistan, Turkmenistan e Vietnam. La presidente dell’Uscirf, Katrina Lantos Swett, ha parlato di “forze che alimentano l’instabilità” come “l’estremismo religioso violento” a cui si aggiunge “l’azione o l’inazione dei governi” che “reprimono la libertà religiosa attraverso intricate reti di regole discriminatorie, richieste arbitrarie e editti draconiani”. Violazioni della libertà religiosa “riguardano fedeli di diverse comunità in tutto il mondo.

 

In Burma, nonostante le riforme politiche abbiano portato un significativo miglioramento della situazione, tuttavia le violenze contro la libertà religiosa e la dignità umana che colpiscono le minoranze etniche cristiane e musulmane continuano a rimanere impunite. In Egitto, nonostante alcuni progressi durante la transizione politica, il governo ha fallito o è stato lento nel proteggere le minoranze religiose, in particolare i cristiani copti, mentre desta preoccupazione la nuova costituzione. Sia in Pakistan sia in Nigeria l’estremismo religioso e l’impunità hanno portato a livelli senza precedenti di violenza che minaccia la sopravvivenza di entrambi i Paesi. In particolare, nel paese asiatico si rileva una particolare violenza contro i musulmani sciiti, mentre in quello africano i ripetuti attacchi di BokoHaram. Secondo l’Uscirf “la libertà religiosa è sia un diritto umano cruciale tutelato dalla legge internazionale, sia un fattore chiave che aiuta a capire se una nazione vive nella stabilità o nel caos”.

L’Uscirf ha anche stilato una sorta di “watch list”, in cui figurano altri otto paesi: Afghanistan, Azerbaijan, Cuba, India, Indonesia, Kazakhstan, Laos e Russia. Qui, le violenze che i governi promuovono o tollerano sono molto dure, e potrebbero rientrare tra i criteri per una loro classificazione al primo grado di preoccupazione. In Russia in particolare si registra una battuta di arresto delle condizioni di libertà religiosa, nel contesto di una crescente violazione dei diritti umani. In Indonesia, la ricca tradizione di paese tollerante e pluralista è seriamente minacciata dall’arresto di individui che il governo considera devianti dal punto di vista religioso, oltreché dalla violenza degli estremisti, troppo spesso tollerata dalle autorità. Il Rapporto si basa su parametri come: cambiamenti costituzionali, violazioni della libertà religiosa da parte di soggetti non statali, leggi contro la blasfemia e diffamazione delle religioni, arresto degli obiettori di coscienza, sequestro e forzate de-conversioni religiose in Giappone, e libertà religiosa nelle organizzazioni internazionali.

Fonte: Libertà religiosa. L’Asia sempre a rischio.

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