Libia, i Fratelli Musulmani sono i veri vincitori

Trentacinque mila morti libici, una guerra che ha bruciato dalle tasche dei contribuenti occidentali circa 5 miliardi di euro, la ricostruzione stimata in 300 miliardi di euro che ha ovviamente scatenato una nuova guerra sotterranea per contendersi le commesse, è il costo complessivo della “rivoluzione” per affermare la democrazia in Libia simboleggiata dal linciaggio come una bestia di Gheddafi, una barbarie rimasta impunita e che resterà una macchia indelebile nella storia di questo Occidente che ha confermato di credere esclusivamente nel dio denaro.

Ed ora a consumare il rito delle prime “storiche” e “libere” elezioni sono stati 1,6 milioni di libici, il 55% dei 2,9 milioni che si erano registrati, il 25% dei 6,4 milioni di abitanti, con oltre 100 partiti, 3700 candidati e, alle spalle, una trentina di milizie armate fino ai denti che si fanno beffe del governo centrale, della democrazia, pronti a dividere e a spartirsi il Paese. Anche nel caso in cui dovesse aggiudicarsi il voto l’Alleanza delle forze nazionali di Mahmud Jibril, qualificata frettolosamente come “liberale” e “moderata” dagli stessi che si sono infatuati acriticamente della “Primavera araba”, l’unico vero vincitore saranno comunque gli islamici dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti e di Al Qaeda per il semplice fatto di aver imposto la loro legittimazione. Millecinquecento anni di storia insegnano che gli islamici una volta che si insediano al potere non lo mollano più perché si auto-attribuiscono lo status di depositari della verità assoluta incarnata nella sharia, la legge coranica, in barba al principio della pacifica alternanza al potere che è un pilastro della democrazia sostanziale.

Ciò a cui stiamo assistendo è il punto d’approdo di una forsennata strategia inaugurata nel gennaio del 2006 da Bush e da Blair con la conquista del potere di Hamas nei Territori palestinesi e l’ingresso di 88 deputati dei Fratelli Musulmani per la prima volta nel Parlamento egiziano. L’illusione di questo Occidente relativista e islamicamente corretto è di far coesistere i militari, quali garanti delle istituzioni dello Stato laico e liberale, con gli islamici, quali principali rappresentanti in seno a delle popolazioni in gran parte povere, con la maggioranza di giovani disoccupati, con un’alta percentuale di analfabeti, comunque prive del ceto medio, da sempre sottomesse all’arbitrio di un tiranno.

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