Libia, sequestro Zeidan. Dov’è finita la Primavera araba? | Tempi.it

ottobre 10, 2013 Leone Grotti

La Libia sprofonda sempre più nel caos, il sequestro lampo del premier Ali Zeidan, ora liberato, dimostra ancora una volta che lo Stato non controlla il paese, in mano ormai agli ex ribelli

libia-caosLa Libia sprofonda sempre più nel caos. All’alba di oggi due gruppi di ex ribelli, la “Camera dei rivoluzionari di Libia” e la “Brigata di lotta contro il crimine”, hanno prelevato il premier del paese Ali Zeidan e l’hanno portato in un posto segreto. Dopo alcune ore Zeidan è stato liberato ma la Procura generale di Tripoli ha negato si trattasse di un arresto, perché non aveva emesso nessun ordine. Resta dunque l’ipotesi del rapimento.

LO STATO HA PERSO IL CONTROLLO. Il sequestro lampo di Zeidan è solo l’ultimo caso che dimostra come in Libia, dall’uccisione di Muammar Gheddafi, lo Stato non abbia più il controllo del paese. Oltre al rapimento del premier, designato alla guida del governo dal Congresso generale nazionale libico il 14 ottobre 2012, da anni brigate armate indipendenti, formatesi durante la rivoluzione contro Gheddafi, fanno il bello e il cattivo tempo nel paese, essendo meglio armate e più forti dell’esercito nazionale.

libia-petrolioMINISTERI OCCUPATI. Oltre all’attacco dell’11 settembre 2012 contro l’ambasciata Usa a Bengasi, dove ha perso la vita l’ambasciatore americano Chris Stevens, gruppi armati hanno anche attaccato l’ambasciata italiana, francese e russa. Dal 28 aprile all’11 maggio altre brigate hanno assalito e occupato nella capitale Tripoli i ministeri della Giustizia, degli Esteri e degli Interni senza che nessuno riuscisse ad opporsi fino a quando il governo non ha accettato di approvare una legge che vieta di fare politica a chi ha collaborato con Gheddafi nei suoi 40 anni di governo. Pochi giorni dopo il capo di Stato libico, Mohamed Magarief, è stato di conseguenza costretto a dimettersi.

IL FIGLIO DI GHEDDAFI. Anche il processo al figlio di Gheddafi fa capire chi comanda nel paese nordafricano: i ribelli di Zintan tengono Seif Al Islam prigioniero e non hanno nessuna intenzione di farlo processare ufficialmente dagli organi statali a Tripoli. «Lo processeremo noi qui a Zintan», hanno dichiarato snobbando anche la Corte criminale internazionale. Inoltre, la regione del Fezzan si è dichiarata autonoma rispetto allo Stato centrale: i leader tribali hanno nominato Nouri Mohammad Al Qouizi presidente della provincia.

PETROLIO BLOCCATO. Per quanto riguarda l’estrazione del petrolio e i porti da dove i barili partono per l’estero, vera ricchezza del paese, la produzione viene spesso interrotta da gruppi armati che non permettono una ripresa fino a quando non ottengono concessioni dal governo. Nonostante a guardia degli stabilimenti ci siano migliaia di uomini, questi sono spesso in combutta con gli ex ribelli. Come dichiarato dai vertici statali libici, le diverse milizie sono «troppo forti» per cercare di sconfiggerle o di affrontarle in campo aperto. Anche in Libia nessuno parla più di Primavera araba.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente e contrassegnata con , . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.