L’ideologia omosessualista contamina anche i santi

Fra le varie operazioni culturali utilizzate per far passare come accettabile dalla Chiesa ciò che mai lo sarebbe, ce n’è una che è particolarmente discutibile. Si tratta di un sito americano dal titolo “Queer Saints”, che raccoglie contributi sui maggiori santi della cristianità.
Sant’Ambrogio, San Bernardo,
Sant’Anselmo sono solo alcune fra le imponenti figure utilizzate per sostenere che lomosessualità fosse difesa o persino praticata anche da santi irreprensibili.
Con un’abile manipolazione delle fonti e una lettura parziale delle stesse, i suoi autori riescono a sostenere teorie a prima vista impossibili.
La cosa più affascinante di questa operazione è che spesso fanno riferimento a studi di uomini di chiesa, cattolici. Beninteso non si tratta di provocazione in senso stretto, ma di qualcosa di molto più sofisticato. Si tratta di un modello interpretativo in piena regola.
Facciamo un esempio sulla figura di S. Francesco. In
questo articolo viene citata una tesi mai pubblicata di uno studioso francescano, Kevin Elphick, dal titolo “Confini fra i generi sessuali nelle fonti francescane” (Gender Liminality in the Franciscan Sources). La partenza è buona.
Ci vien detto che l’attuale termine “
queer”, spesso utilizzato come sinonimo di gay o al posto dell’acronimo LGBT, non può essere applicato agli studi medievali in quanto anacronistico.
Bene, bene. Correttamente usato, invece, dovrebbe essere riferito non ad un specifico orientamento sessuale, ma al completo rifiuto di arbitrarie definizioni sulla sessualità o sul genere. In pratica,
queer deve comportare il superamento totale del biologismo sessuale.
Ma è proprio qui che sta il nocciolo del problema.

Tutto è queer
La confusione di questo passaggio, e soprattutto la sua applicazione in contesti non pertinenti, porta l’articolista a spericolati collegamenti sulla pastorale di S. Francesco. Sarebbero quindi tutti da leggere in chiave “queer” i passaggi in cui S. Francesco volle diminuire (ma non annullare) la distanza fra vocazione maschile e vocazione femminile. Anche i passi in cui Francesco spronava i frati a comportarsi come “madri con i propri figli” durante gli eremitaggi insieme, sarebbero da intendere nello stesso modo. Alla fine, l’articolista allude anche all’equivocità di un rapporto fraterno e confidenziale che S. Francesco avrebbe avuto con “un uomo di Assisi”, “felice”, che “amava più di ogni altro”, con il quale spesso si ritirava in una caverna per condividere dei segreti.

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