L’illusione della “vittoria lampo” sugli islamisti

di Gianandrea Gaiani

Solo dieci giorni fa a Bamako gli esponenti del governo si apprestavano a bruciare i documenti e a lasciare la città minacciata dall’offensiva dei tre movimenti jihadisti (Ansar Eddine, al Qaeda nel Maghreb Islamica e Mujao) che avevano occupato il Nord del Malì nel marzo scorso.
Oggi nella capitale maliana dilaga invece un entusiastico ottimismo. “Stiamo vincendo molto rapidamente, i ribelli sono stati sbaragliati, ci aspettiamo che la guerra finisca entro pochi giorni” ha affermato il ministro dell’informazione del Mali, Manga Dembelé, dopo che si era diffusa la notizia che i fanti di marina francesi del 21° reggimento e truppe governative maliane erano penetrate in alcuni quartieri di Timbuctù.

La città simbolo del Malì, della cultura tuareg e di questa guerra sta tornando sotto il controllo governativo grazie al successo dell’offensiva francese che sabato aveva liberato Gao. Successi ottenuti quasi senza combattere perché i miliziani hanno rifiutato il combattimento e si sono dileguati verso nord, raggiungendo Kidal, ultima roccaforte degli islamisti, e forse transitando al di là del confine con il Sahara algerino.
Proprio a Kidal i cacciabombardieri francesi hanno distrutto la casa di Iyad Ag Ghaly, ex ufficiale di etnia tuareg dell’esercito maliano divenuto il capo del gruppo jihadista Ansar Eddine. Il governo del Malì ha mobilitato due battaglioni di polizia militare, 800 uomini in tutto, per garantire la sicurezza e scongiurare saccheggi e violenze a Gao e Timbuctù.

La rapida avanzata delle truppe franco-africane, rafforzata dall’arrivo di 2mila militari del Ciad e dei primi 2mila messi a disposizione dai Paesi dell’Africa occidentale che ne hanno promessi beh 6mila, soddisfa anche Parigi che però non sembra farsi illusioni circa il futuro.
L’obiettivo dei 2.500 soldati francesi appoggiati da 14 cacciabombardieri e una ventina di elicotteri è completare la riconquista dei territori settentrionali del Malì raggiungendo Kidal e il confine algerino per poi lasciare agli 8mila soldati africani e 4mila maliani il compito di presidiare le città strappate ai jihadisti in attesa che 200 istruttori europei e un centinaio di statunitensi addestrino le reclute di Bamako.

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