L’insurrezione sunnita in Siria

di Carlo Maria Manetti

(corrispondenzaromana.it) – Gli ultimi eventi siriani, vale a dire l’insurrezione armata contro il regime ba’athista del presidente Bashar Hafez al-Assad, si presenta come il punto di incrocio di due conflitti interni al mondo islamico. Da un lato, esso è il prolungamento delle cosiddette Primavere arabe, vale a dire delle insurrezioni armate contro i regimi di nazionalismo socialista arabo, insurrezioni volute dall’Amministrazione statunitense del democratico Barak Hussein Obama.
Esse rappresentano, nei fatti e nella strategia, la presa del potere da parte di quelli che, per comodità giornalistica, possiamo definire integralisti islamici-sunniti. L’appoggio delle Amministrazioni democratiche statunitensi all’integralismo sunnita trova la sua mente in Zbigniew Brzezinski ed ha portato l’Amministrazione Clinton alla creazione del primo Stato islamico in Europa dopo la cacciata dell’impero ottomano (Bosnia-Erzegovina); all’inedita nascita dell’islamismo terrorista in Somalia; alla creazione dei talebani ed alla loro presa del potere in Afganistan, ai danni del regime uscito dalla vittoriosa resistenza antisovietica; all’infiltrazione dei servizi segreti pakistani con elementi dell’integralismo deobandi (fondamentalismo sunnita del subcontinente indiano), fino al loro controllo dei medesimi ed all’organizzazione del colpo di Stato che ha portato al potere il generale Pervez Musharraf su posizioni islamiste ed anti-indiane, poi repentinamente mutate dopo il cambio di alleanze dell’Amministrazione Bush e la conseguente invasione dell’Afganistan.

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