«L’Irlanda del Nord cambia». Parla il Vescovo di Belfast | Tempi.it

febbraio 24, 2013 Emmanuele Michela

Flag protest, parate e scontri: 15 anni dopo gli accordi di pace Belfast non è ancora sicura. Intervista a Noel Treanor, vescovo di Belfast: «Serve una società che inviti ogni cittadino a partecipare alla “narrativa” pubblica»

In centro città è da almeno due mesi che scoppiano violenze: le proteste per la bandiera stanno dimostrando troppo spesso il loro lato aggressivo, con scontri tra lealisti e polizia. «Temono questo cambiamento: è per loro un lento e irreversibile incedere della vittoria del fronte nazionalista», spiega a Tempi Noel Treanor, vescovo della diocesi di Down e Connor, territorio che comprende anche i difficili quartieri di Belfast. Giorni difficili quelli che sta vivendo la città, seppur comunque in questi 15 anni di pace qualcosa è cambiato. «La guerra, intesa come uso di violenza, è finita. E, credo ancora più importante, l’opinione pubblica ha ormai amalgamato una società fondata sull’opzione, la scelta, per un pacifico sviluppo di una città per tutti».

Eppure resistono ancora delle sacche di violenza, e sembra che “pace” sia una parola ancora lontana da questa terra.
È vero, ma già quando nel ’98 fu firmato l’accordo alcuni piccoli gruppi lo rifiutarono: sul fronte nazionalista c’era la voce di una minoranza arrabbiata perché ciò che aveva costituito il movimento repubblicano non era stato raggiunto a tutti gli effetti. Dall’altra parte ci sono i movimenti lealisti: per alcuni il Belfast Agreement sembra un cambiamento radicale, così come questa mozione relativa alle bandiere. Ora è necessario inseguire una “politics of transcending”: alla luce dei tanti anni di violenza, se i partiti politici intendono instaurare un vero processo di pace e una politica vibrante, allora devono riconoscere che c’è da portare un grande peso proveniente dalla storia recente e passata. Bisogna così strutturare un sistema che non abbia paura di affrontare la negatività del proprio passato in maniera equa, per preparare i propri traguardi per il futuro, sia in campo politico che economico. Abbiamo un’economia davvero fragile, e se vogliamo sopravvivere ovviamente ci serve un sistema produttivo che ci permetta di essere performanti sul mercato globale. Ciò che quindi ci si aspetta dalla politica è l’oggettiva proposta di costruire una società per tutti i cittadini, dove tutti siano invitati a prendere parte alla “narrativa” pubblica nelle cariche fondamentali della nostra società

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