Lo sguardo strabico dei censori di Facebook | Cronaca | www.avvenire.it

L’immagine di una donna che allatta dev’essere eliminata al più presto, perché considerata offensiva. Una pagina odiosa e blasfema, dal titolo «La Vergine Maria avrebbe dovuto abortire» – di cui abbiamo già parlato qui ​ieri – non viene invece toccata perché «non viola le regole in merito ai discorsi di odio». Il misterioso algoritmo a cui i guru di Facebook hanno affidato la verifica etica dei contenuti ragiona – o meglio sragiona – così. Censura i contenuti in cui rileva parole off-limit, ma si guarda bene dal cancellare i gruppi che inneggiano a fascisti e camorristi. E ignora le ragioni delle oltre tremila persone che, partendo dalla proposta di un sito ​in lingua inglese, hanno promosso una petizione per rimuovere la pagina della «Madonna pro-aborto». I portavoce del popolare social network assicurano: «Non c’è posto per contenuti che incitano all’odio, alla violenza o minacce». E negli «Standard della comunità di Facebook» viene ribadito: «Non consentiamo la discriminazione di persone in base alla religione».

Alle parole però non seguono i fatti. E non è il caso di elencare tutte le porcherie esibite nella famosa pagina pro-aborto: basti dire che l’immagine della Madonna che fuma è tra le più «soft», e tra i messaggi il tiro al bersaglio al “cattolico-credulone” (ma i termini sono molto più forti) è all’ordine del giorno. È invece il caso, questo sì, di rilevare l’atteggiamento ondivago di Facebook, che da una parte spiega come «ogni segnalazione ricevuta» venga «analizzata da un team multilingue», e dall’altra si trincera dietro l’impossibilità di controllare tutto. «Come ci si potrebbe aspettare da una comunità formata da più di un miliardo di persone – riferiscono i portavoce del colosso di Zuckerberg – di tanto in tanto può capitare di vedere alcuni utenti pubblicare contenuti di cattivo gusto e tentativi umoristici mal riusciti, che possono essere volgari e offensivi, ma che di per sé non violano le nostre norme». Tutt’al più «chiediamo che ogni pagina di questo genere sia contrassegnata chiaramente, in modo che gli utenti siano consapevoli che i suoi contenuti potrebbero essere di cattivo gusto».

Ma dove sono i limiti tra la battuta venuta male e l’indecenza offensiva? Secondo le linee guida di una società esterna a cui Facebook avrebbe affidato il primo livello di controlli, pubblicate sul sito Gawker.com, si precisa per esempio che le foto di droghe non sono consentite «se non nel contesto di studi medici o scientifici», eccezion fatta per la marijuana. Si parla di bullismo, sessualità, ma non c’è traccia di indicazioni specifiche sul rispetto del sentimento religioso. Sarà anche per questo, forse, che è ancora attiva – con 250 iscritti – la pagina che insulta Jean-Louis Tauran, il cardinale che ha dato l’annuncio dell’elezione di Papa Francesco. Quella voce insicura e tremolante, ferita dal morbo di Parkinson, ha divertito qualcuno, che ha pensato bene di riderci sopra. E Facebook? Non ha mosso dito. Perché non possono controllare tutto. Oppure, più semplicemente, perché l’algoritmo magico o forse solo “politicamente corretto”, ha deciso che quella pagina non è offensiva.

Lorenzo Galliani

Fonte: Lo sguardo strabico dei censori di Facebook | Cronaca | www.avvenire.it.

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