L’Osservatore Romano,  Furia iconoclasta nella terra dei faraoni

Una delle ultime minacce è arrivata per lettera al ministro delle Antichità, Mohamed Ibrahim: «Bruceremo i musei archeologici di El-Bahnasa [nel governatorato di el-Minya] e saccheggeremo i reperti». Conosciuta in epoca faraonica con il nome di Per-Medjed, El-Bahnasa è la celebre Ossirinco di epoca greca. Si tratta di uno dei più grandi siti archeologici di Frammento di sarcofago gettato nella sabbia dopo i saccheggi nel sito archeologico di AbusirMinya, dove Bernard Grenfell e Arthur Hunt ritrovarono oltre centomila frammenti di papiri, per lo più scritti in greco, ma anche in latino, copto e arabo, oggi alla Biblioteca Sackler di Oxford. I musei di El-Bahnasa conservano una vasta collezione di reperti provenienti oltre che da Ossirinco anche dal sito di Tell el Amarna. La loro perdita sarebbe irreparabile.

Ma la lista dei siti archeologici e dei musei rimasti vittime dell’ondata di violenza è impressionante. In Egitto, oltre alla devastazione del museo di Mallawi, tanti beni inestimabili e reperti preziosi sono stati distrutti dalla follia integralista o rubati per interessi economici. Per la direttrice dell’Unesco, Irina Bokova, quello che sta succedendo in questi giorni nel Paese rappresenta «un danno irreversibile alla storia e all’identità del popolo egiziano».

Nei giorni scorsi gruppi di estremisti hanno attaccato uno dei simboli dell’Egitto: la nuova Biblioteca d’Alessandria. L’assalto sarebbe stato sventato dagli uomini della sicurezza senza troppi danni per l’edificio ma molti antichi manoscritti sarebbero stati rubati. Ed è significativo il fatto che le bande abbiano voluto colpire proprio questo polo culturale che era già preso di mira lo scorso anno — dopo la salita al potere del presidente Morsi — da fanatici che avevano chiesto la distruzione dei testi anteriori all’avvento dell’islam come pure dei resti monumentali dell’antica civiltà egizia e perfino delle piramidi di Giza, definite “simboli pagani”. Un’azione del genere purtroppo ha tristi precedenti: dalla distruzione dei Buddha di Bamyan fino alla devastazione dei mausolei e dei santuari di teologi sufi a Timbuktu. In Egitto lo scontro e i disordini stanno quindi investendo anche i luoghi della cultura. Da nord a sud il Paese è sotto attacco. Molti reperti sono spariti. Nulla si sa — e molto difficile sarà venirne a capo — di eventuali perdite che riguardano i materiali provenienti da scavi in Nubia e dal Gebel Barkal. Tutti ancora da schedare e quindi molto facili da far sparire, su richiesta di grandi collezionisti o di gente senza scrupoli. Tra gli ultimi reperti confiscati all’aeroporto del Cairo, una raccolta di monete greco-romane e di epoca ottomana e tre reperti di arte copta. E molti dei manufatti rubati sono comparsi sulle piazze di Bruxelles, Londra e anche di Napoli. Non pochi, individuati, sono stati restituiti.

Rossella Fabian

Fonte: L’Osservatore Romano,  Furia iconoclasta nella terra dei faraoni.

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