Margherita Hack muore ma l’ateismo UAAR diventa religione | Tempi.it

giugno 29, 2013 Correttore di bozze

Una sentenza della Cassazione in merito a un ricorso dell’UAAR apre la strada all’equiparazione tra l’ateismo e le altre «fedi acattoliche»

margherita-hackMargherita Hack è morta la notte scorse a Trieste. Aveva 91 anni. Il Correttore di bozze rende omaggio a una grande astrofisica italiana, che però, purtroppo per lei, i giornali ricorderanno soprattutto per l’ateismo militante. In quanto tale, in effetti, come hanno riportato quasi tutti i necrologi apparsi oggi in internet, era stata anche nominata presidente onorario dell’UAAR, acronimo di “Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti”, una simpatica «associazione di promozione sociale» composta da circa 4 mila individui che, non avendo evidentemente un cacchio da fare nella vita, passano il tempo a combattere per l’abolizione del Concordato, a promuovere lo “sbattezzo” dei cattolici e altri simili inani trastulli.

Ecco. Dovete sapere che proprio ieri l’UAAR ha vinto forse la più importante delle sue inutili battaglie. Le sezioni unite civili della Corte di Cassazione hanno infatti depositato la sentenza con cui stabiliscono che «anche le associazione atee e agnostiche devono ricevere dal governo la stessa tutela e gli stessi diritti riconosciuti dall’articolo 8 della Costituzione alle confessioni diverse da quella cattolica, mettendo al bando la discriminazione tra le fedi acattoliche». Il verdetto è scaturito per l’appunto da un lungo e complicato contenzioso tra lo Stato italiano e l’UAAR che il Correttore di bozze rinuncia a spiegare per non ammorbare il sabato ai suoi lettori. In pratica, comunque, secondo la sintesi del Corriere della Sera, in virtù di codesta deliberazione, di fatto «l’ateismo diventa come una religione».

Ora, se il Correttore di bozze fosse un ateo, agnostico e magari pure assòreta, un tantino si offenderebbe vedendosi paragonato a un credente “acattolico”. Quelli dell’Uaar, invece, esultano. L’Acorrettore di bozze ha trovato nel loro sito questo commento che è un inno alla vittoria di tutte le «confessioni religiose» (sic):

uaar«La Cassazione ha stabilito che in un regime di “pluralismo confessionale e culturale” quale è o dovrebbe essere il nostro deve essere assicurata “l’eguale libertà delle confessioni religiose”. In poche parole, le confessioni religiose senza intesa ora possono agire giudizialmente per costringere il governo a trattare. Si tratta quindi, lo ribadiamo, di un’importantissima vittoria di principio: le Sezioni Unite della Cassazione confermano che il diritto ecclesiastico è governato dall’eguaglianza e non dalla discrezionalità del governo. La vicenda mostra bene come le rivendicazioni Uaar non siano campate per aria, e come siano foriere di diritti anche per chi non ne fa parte, o addirittura è credente. L’impegno dell’associazione per una società dove i cittadini siano realmente considerati uguali, indipendentemente dalle loro opinioni in materia religiosa, continuerà ovviamente più determinata che mai. In un paese migliore, lo ripetiamo spesso, l’Uaar non dovrebbe nemmeno esistere».

Dato che invece, purtroppo, l’UAAR esiste, così come esiste il Correttore di Abozze, vediamo almeno di lavorare alla costruzione di un paese migliore. Tutti insieme, atei e cattolici, buddisti e correttori di bozze, acattolici e astronzi. Da parte sua l’UAAR, dopo questo grandioso trionfo della ragione sull’oscurantismo, propone al Corriere della Sera per bocca di Raffaele Carcano «”pari diritti, pari doveri”. Che significa, per dirne due, celebrare matrimoni e fare assistenza negli ospedali. “Adesso lo facciamo a discrezione del singolo centro. Ma poiché non tutti i pazienti sono credenti, non si capisce perché non possano avere adeguato sostegno”».

Nella concreta speranza di poter quanto prima assistere a matrimoni atei officiati da preti agnostici, nonché di versare l’8 per mille alla Achiesa acattolica, il Correttore di bozze si unisce all’impegno dell’UAAR per «una società dove i cittadini siano realmente considerati uguali». Se dunque già oggi gli atei debbono essere equiparati ai religiosi «indipendentemente dalle loro opinioni in materia religiosa»; e se gli apreti acattolici presto uniranno adonne e auomini nel sacro avincolo adivino dall’aamore senza più diseguaglianze; se infine i correttori di bozze scrivono liberamente cazzate come se fossero giornalisti; bè, se tutto ciò è finalmente possibile, non si capisce perché quei poveri discriminati del Ku Klux Klan non abbiano diritto di essere considerati pari ai negri.

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