MATRIMONI GAY/ Binetti: anche le nostre famiglie vogliono i Principi di Yogyakarta?

Paola Binetti

La teoria del “gender”, grazie all’enfasi con cui il Parlamento europeo affronta tutte le questioni correlate all’identità sessuale, prima con il Rapporto Estrela e ora con il Rapporto Lunacek, sta conquistando la scuola italiana, come se si trattasse di un problema centrale nel nostro sistema scolastico, che invece avrebbe bisogno di ben altre misure per ritrovare la sua competitività internazionale.

Concretamente il nostro Governo, tramite il Dipartimento per le pari opportunità, ha varato una campagna contro “le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”, che prevede con “l’expertise delle associazioni Lgbt” una serie di iniziative didattiche per docenti e alunni. Dalla consultazione sono state escluse le organizzazioni dei genitori, forse perché “faziosamente” schierate dalla parte delle famiglie, in cui sono riconoscibili i due ruoli classici di padre e di madre.

Dopo la seconda e definitiva bocciatura del Rapporto Estrela su “Salute e diritti sessuali e riproduttivi”, avvenuta solo poche settimane fa, il Parlamento europeo ci ripropone sullo stesso tema il rapporto Lunacek, ufficialmente conosciuto come “la roadmap europea contro l’omofobia e le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e l’identità di genere” (2013/2183), che prevede la concessione di speciali privilegi alle persone Lgbt per combattere le discriminazioni di cui sarebbero oggetto.

Una sua approvazione comporterebbe un’intrusione ideologica nelle politiche degli Stati membri in tema di famiglia, educazione sessuale, fecondazione assistita, adozioni, ecc. Il Rapporto Lunacek infatti punta a far entrare nell’ordinamento giuridico dell’Unione Europea i “Principi Yogyakarta”, in cui si afferma non solo che i diritti speciali per i gay sono compresi nei diritti umani universali, ma che tutti i 120 diritti speciali per la comunità gay devono essere imposti per poter soddisfare a livello internazionale i requisiti di diritti umani riconosciuti.

In definitiva Ulrike Lunacek, membro del Parlamento europeo, attivista Lgbt e vicepresidente dell’intergruppo per i Diritti Lgbt, con il suo Rapporto impone una radicale reinterpretazione e manipolazione dei diritti umani. Nel 2013 la stessa Lunacek aveva proposto un emendamento che tentava di legittimare la pedofilia invocando la necessità di una educazione sessuale interattiva e libera da tabù per i bambini. 

Il suo obiettivo è quello di trasfornare l’attuale UE Roadmap, pensata solamente per proteggere i diritti delle persone con disabilità, in uno strumento per conferire privilegi speciali anche alle persone Lgbt. È sconcertante vedere come la lobby Lgbt stia velocizzando la propria agenda puntando alla “queering (omosessualizzazione) istituzionale dei diritti umani”. Se verrà adottata infatti nessuna legislazione europea potrà contraddire i “Principi Yogyakarta”, totalmente ed esclusivamente favorevoli agli interessi della comunità Lgbt, incluso il “matrimonio” tra persone dello stesso sesso.

Interessa mettere in evidenza che il Rapporto Lunacek, come il precedente Rapporto Estrela, senza essere stato ancora approvato, in Italia ha già trovato una cinghia di trasmissione con la “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere”.

Dietro una terminologia asettica assistiamo al diffondersi di una visione antropologica secondo la quale è finito il tempo in cui l’umanità si divideva naturalmente in due sessi: i maschi e le femmine, gli uomini e le donne. Dall’Europa ci dicono e ci ripetono con insistenza che tutto ciò deve essere superato da una nuova auto-consapevolezza, invocando la libertà per ognuno di diventare ciò che desidera, denunciando come discriminante qualsiasi intervento di natura educativa in cui il riferimento alla sessualità sia ancorato alla dimensione biologica.

In questa logica vanno così rimossi tutti gli interventi educativi, considerati come ostacoli e come condizionamenti, che propongano un percorso educativo di empowerment, per cui la sessualità con cui si nasce, va coltivata, educata, rafforzata. La “strategia” europea, prevista dai due ultimi Rapporti Estrela e Lunacek, non solo si propone di agire nella società con modalità precise perché nessuno si “permetta” di proporre concezioni educative che dissentano da modelli “gender”, ma offre specifici privilegi ai soggetti Lgbt, per ovviare in modo preventivo a possibili discriminazioni. Ricordiamo che in Italia la “Strategia nazionale per combattere le discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” è stata affidata a 29 associazioni Lgbt, escludendo le associazioni familiari.

L’influenza europea appare chiara e forte, ambigua e problematica, capace di cancellare con un solo gesto una tradizione consolidata di vita di famiglia caratterizzata dalla differenza non solo dei ruoli, di cui si potrebbe anche discutere, ma soprattutto dalla differenza delle identità sessuali, che da sempre fanno da punto di riferimento per la scoperta della propria identità sessuale nei figli… Una questione di neuroni a specchio, potremmo dire, invocando gli studi più recenti di neuro-psico-bio-fisiologia, per cui un figlio impara ad essere e a diventare uomo da suo padre, così come sua sorella impara da sua madre.

Il Rapporto Lunacek capovolge questa prospettiva e speriamo davvero che analogamente a quanto accaduto con il Rapporto Estrela non passi, sia pure per una manciata di voti come è accaduto in quella occasione. E intanto noi riflettiamo sulle prossime elezioni europee chiedendoci davvero che Europa vogliamo e chi vogliamo che in Europa rappresenti i nostri valori!

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