MATRIMONI OMOSESSUALI – Lo strappo di Cameron

Primo sì alla legge. Il premier vince in aula, ma perde nel partito. Timori per la libertà religiosa. Prossima tappa: i Lords.

Per Cameron è stata una vittoria di Pirro quella che ha portato ieri, dopo un dibattito di sette ore, all’approvazione dei matrimoni gay. I 400 voti a favore (175 i contrari), erano dei liberaldemocratici, suoi alleati al governo e dei laburisti, mentre 136 conservatori, quasi la metà di tutto il suo partito, hanno votato contro. A rischio, secondo la Chiesa cattolica e quella anglicana, ma anche per due ministri di governo, è la libertà religiosa. Anche se il governo garantisce il contrario le Chiese potrebbero essere costrette a ospitare le nuove cerimonie e insegnanti e funzionari pubblici a promuoverle nel loro lavoro. La lunga battaglia delle Chiese cristiane e del Movimento per la vita continua. Prossima tappa: i Lords.

La reazione dei vescovi cattolici. Una legge che porterà, quasi sicuramente, entro il 2015, alla legalizzazione dei matrimoni omosessuali, ma rimane controversa e lascia “molti punti di domanda” che dovranno “essere presi in considerazione, con grande attenzione, durante le prossime fasi dell’iter legislativo”, come ha rimarcato l’arcivescovo Peter Smith, vicepresidente della Conferenza episcopale cattolica d’Inghilterra e Galles, responsabile del dipartimento per la responsabilità cristiana e la cittadinanza, parlando pochi minuti dopo il “sì” di Westminster.

Sarà un iter tormentato. È quasi certo che, grazie all’appoggio dei liberaldemocratici, suoi alleati al governo, e dei laburisti, David Cameron ce la farà a far superare al suo progetto di legge un altro voto ai Comuni e il passaggio ai Lords. Eppure l’iter dei prossimi mesi, dai due ai nove, sarà tormentato, come conferma il portavoce della “Società per la protezione dei bambini non nati”, una delle più importanti organizzazioni del Movimento per la vita, Anthony Ozimic. “La battaglia delle Chiese cristiane e del Movimento per la vita continua e si concentrerà sui pari del Regno che potrebbero dire ‘no’ alla trasformazione di un’istituzione che secoli di civiltà hanno scelto per unire marito e moglie e proteggere i figli, anche se il loro potere è soltanto quello di ritardare la legge senza bloccarla in modo definitivo”, spiega Ozimic. Per Cameron, che ha annunciato a sorpresa lo scorso dicembre la nuova legislazione, peraltro assente dal manifesto elettorale di tutti i partiti, questa è una mezza vittoria. Ben 136 Tories, compresi due ministri di governo, otto sottosegretari e otto capigruppo parlamentari, hanno votato “no”. Alcuni deputati hanno votato sia “sì” sia “no” per manifestare la propria indecisione.

In gioco la libertà religiosa. Secondo il ministro dell’ambiente, Owen Paterson, e quello del Galles, David Jones, che avrebbero voluto bocciare la legge, in gioco è la libertà religiosa.

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