Matrimonio gay. «Il popolo francese darà battaglia» | Tempi.it

ebbraio 19, 2013 Leone Grotti

Intervista a Frigide Barjot, “l’addetta stampa di Gesù” che ha organizzato la grande Manif Pour Tous in Francia. «Daremo battaglia al Senato, Hollande deve ascoltare il popolo».

“Addetta stampa di Gesù”. Così si presenta provocatoriamente sui palcoscenici Frigide Barjot. L’umorista cattolica francese non pretende certo di rappresentare la volontà di Dio, ma è la portavoce di «oltre un milione di persone» che hanno sfilato a Parigi il 13 gennaio contro il matrimonio e l’adozione gay nella grande Manif Pour Tous. È lei che ha ideato la manifestazione che è riuscita a mettere insieme cattolici, ebrei, musulmani, socialisti non allineati con le direttive di Francois Hollande e perfino omosessuali. La legge Taubira che legalizza il matrimonio gay è stato approvata dal Parlamento francese il 12 febbraio, ma il 2 aprile arriverà in Senato e Frigide Barjot a tempi.it promette battaglia: «Chi ha detto che passerà al Senato? Non è affatto certo e se succederà torneremo in piazza per chiedere un referendum e saremo anche più di un milione questa volta».

Perché se due persone dello stesso sesso si amano, voi della Manif Pour Tous non volete che si sposino?
Il matrimonio non è un patto d’amore, non è un contratto di unione ma di filiazione. Il matrimonio civile in Francia, come anche quello religioso in quanto riconosciuto dalla Repubblica, prima di tutto e in tutto il mondo organizza il diritto della filiazione, che fa sì che un figlio abbia come genitori le persone che lo hanno concepito. L’apertura del matrimonio francese alle coppie dello stesso sesso farà sì che un figlio nasca da due uomini, la legge stabilirà che un bambino non nasce da un padre e da una madre. E questo non è ammissibile.

Ma se due omosessuali vogliono stare insieme…
Non si tratta di un problema di unione tra gli omosessuali, il problema è che il matrimonio non è un’unione d’amore ma un’unione per la filiazione. C’è una disposizione legale molto importante che si chiama presunzione di paternità e l’adozione piena fa sì che il bambino avrà come genitori i due adottanti. Se sono due persone dello stesso sesso, il bambino non potrà avere come genitori un padre e una madre.

I gruppi Lgbt insistono che una coppia omosessuale può amare un bambino tanto quanto una coppia eterosessuale. Perché siete contrari all’adozione gay?
Ripeto: amare un bambino non vuole dire essere i genitori che hanno concepito il bambino. Amare non è concepire, non è procreare. Questo progetto di legge porterà alla procreazione artificiale attraverso la manipolazione dello sperma, alla fecondazione artificiale e alla maternità surrogata. E introduce una terza persona che interviene nella “fabbricazione” del bambino, come strumento di procreazione, cosa che non è ammissibile dal nostro punto di vista, perché non ci si può vendere per fare dei bambini, vendere il proprio sperma. Se questa legge aprirà alla fecondazione per tutti, anche una donna single potrà andare in cerca dello sperma per restare incinta, così come le vedove e le donne in menopausa. Amare è una cosa, procreare è un’altra. Tutti hanno diritto all’amore ma non tutti i tipi di amore portano alla filiazione.

Se una coppia desidera un figlio ma non può averlo, perché non può ricorrere all’inseminazione artificiale?
Non esiste il diritto al bambino, non bisogna che la legge istituisca una specie di diritto al figlio per cui quando qualcuno lo desidera bisogna aiutarlo con una facilitazione tecnica ed economica. Questa legge avrà conseguenze economiche, ci saranno flussi di denaro che riguardano gli esseri umani. E poi non si possono fabbricare le persone. Ma prendiamo la cosa dal punto di vista del bambino: è inaccettabile che la legge elimini uno dei due punti di origine del bambino, materno o paterno. La legge della signora Taubira sostituisce di fatto la filiazione biologica con una filiazione sociale, cancella la differenza fra uomo e donna, la sessuazione originaria nell’umanità. Cancella il principio stesso dell’umanità, il principio di essere uomo o donna sostituendolo con quello di essere bi, omo, etero, trans, ecc.  Non è questa la strutturazione primaria dell’umanità. Questo è sostituzione del sesso col genere, ed è ideologico.

Solo gli eterosessuali possono sposarsi. Non è discriminatorio?
Non è discriminatorio perché gli eterosessuali possono generare figli senza interventi di terzi e senza negare al figlio una delle sue origini. Ecco perché il matrimonio è riservato agli eterosessuali. Per le coppie omosessuali invece ci sono progetti di legge perfettamente egualitari dal punto di vista patrimoniale, come le unioni civili. Ma non può chiamarsi matrimonio. Matrimonio vuol dire figlio. Matrimonio viene da madre, la madre è colei che porta in grembo il figlio e la donna ha bisogno di un marito perché il figlio abbia un padre: il matrimonio è questo. Il matrimonio è un’entità molto precisa, è l’unione tra un uomo e una donna dalla quale procede un figlio, il quale, è un fatto, non può nascere dall’unione di due uomini.

È soddisfatta dal dibattito in Parlamento sulla legge?
No. Non si è riflettuto a sufficienza sulle conseguenze a cui questa legge porterà, non si è fatto un lavoro per sapere come cambierà la nostra legislazione, la società, l’economia. Non si può pensare a tutto ciò in 110 ore di dibattito, con deputati che non erano in grado di riflettere perché non avevano dormito la notte. Ci voleva un dibattito su questo, ma non c’erano le condizioni per fare questo lavoro. Bisogna discutere prima di votare. Per un tema così importante, inoltre, come definire che cos’è un uomo e che cos’è una donna e che cos’è il matrimonio, il partito socialista non può non lasciare la libertà di coscienza ai suoi deputati.

I socialisti sono stati obbligati a votare sì?
Proprio così. C’è stato qualcuno che ha violato la consegna, almeno quattro deputati di sinistra hanno votato contro, insieme a un deputato della sinistra non socialista. Altri si sono astenuti.

E l’opposizione?
Si diceva che la destra si sarebbe mostrata divisa, ma solo due dei suoi deputati hanno votato a favore della legge. Allora, quello che si diceva, che molti deputati della destra avrebbero votato a favore, che tutti in Francia sono a favore del matrimonio omosessuale, tutto questo non è vero. La maggioranza dei francesi è contro l’adozione gay, dunque contro questa legge.

Sul vostro sito avevate annunciato che il giorno del voto finale in Parlamento vi sareste recati davanti all’Assemblea per fare votare tutti i cittadini sulla legge. Poi però non l’avete fatto, perché?
Perché al governo non piace che sia il popolo a decidere di questa legge, ecco perché. Ci hanno impedito di manifestare senza ragioni valide. Volevamo mettere un’urna sulla strada, avevamo l’autorizzazione. Ci è stata tolta all’ultimo momento, la notte prima. La cosa più grave è che è stato fatto un ricorso al tribunale amministrativo per fare annullare un’altra sentenza urgente che sospendeva il divieto; ma il giudice lo ha confermato. Quindi di fatto oggi in Francia c’è un problema di libertà di manifestazione.

Crede che vogliano zittirvi?
Certo, ma più il governo ci impedisce di parlare e più la gente si alza in piedi e si oppone al progetto di legge. Noi non siamo contro gli omosessuali, ma bisogna riconoscere che il matrimonio riguarda la filiazione. Anche il Consiglio di Stato, nel suo parere consegnato al governo, ha spiegato di avere delle riserve sulle conseguenze a cui porterà il cambiamento delle regole della filiazione, che non è stato sufficientemente studiato.

Quando la legge sarà approvata al Senato, che cosa farete?
Come fa a sapere che passerà al Senato? Non è affatto certo che approvi la legge, perché in Senato il partito socialista non ha la stessa maggioranza, ci sono solo sei voti di differenza fra maggioranza e opposizione. E poiché i senatori hanno capito che c’è un problema nascosto nella legge, ci sarà dibattito. La pressione degli elettori e della maggioranza non è affatto la stessa nelle due camere. Oggi abbiamo portato al CESE una petizione firmata da 700 mila persone, raccolte in sole in tre settimane: abbiamo chiesto al Consiglio di studiare le conseguenze di questa legge per discuterle. Attiveremo tutti i mezzi costituzionali e democratici. E se non basterà, scenderemo in strada il 24 marzo.

Pensate a un referendum?
Certo. Se il presidente della Repubblica lo indice, si può fare. Noi glielo abbiamo chiesto. Abbiamo già portato una manifestazione numerosa in piazza, eravamo più di un milione il 13 gennaio. Possiamo tornare in strada e la prossima volta saremo ancora di più e chiederemo che il presidente della Repubblica Hollande ascolti il popolo francese, che non vuole questa legge.

Credete sia ancora possibile convocare gli Stati generali della famiglia?
Sì, ma per farlo occorre sospendere l’approvazione di questa legge. E aggiungo che sarebbe il modo migliore perché non si accentuino le divisioni fra i cittadini. Questo non è un bel momento in Francia: abbiamo problemi economici, di potere d’acquisto, di mancanza di lavoro, ci sono licenziamenti. Recentemente una persona si è suicidata dopo essere stata licenziata. Ci sono persone davvero disperate per la crisi economica e il governo che cosa fa? Impone loro il cambiamento della struttura della società, della famiglia. Perché? Perché lo vuole un piccolo nocciolo di persone che non ha problemi economici, una comunità di attivisti benestanti.

Come ha fatto a riunire così tante persone e così diverse in una stessa manifestazione?
Ce l’abbiamo fatta perché la società francese è diversa e differenziata al suo interno. Noi la rispecchiavamo. Nessuna legge può dire che un bambino è nato da due uomini o da due donne. La nostra manifestazione è nata dai cittadini che si sono messi insieme contro l’ideologia dominante. Non si può permettere a un uomo o a una donna di fare un figlio in qualunque modo creda. Non si fanno i figli per capriccio.

Fonte: Matrimonio gay. «Il popolo francese darà battaglia» | Tempi.it.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Europa. Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.