Media Usa: “In Cina è in corso brutale persecuzione dei cristiani”

Gerry Freda – Mar, 11/09/2018

Cristiani cinesi sotto attacco. A lanciare l’allarme sulla repressione ordinata dalle autorità di Pechino ai danni di tale comunità religiosa sono stati i media americani.

Le violenze nei confronti dei fedeli sarebbero iniziate nel 2012, ma negli ultimi anni, con il rafforzamento della leadership del presidente Xi Jinping, la persecuzione sarebbe divenuta estremamente brutale. Le accuse rivolte al Governo cinese sono state respinte con sdegno dai vertici della Repubblica popolare.

Fox News ha recentemente dato grande risalto agli scioccanti racconti di diversi esponenti delle comunità cristiane presenti nel Paese asiatico. Ad esempio, un pastore evangelico della città di Nanyang, Provincia di Henan, ha rilasciato all’emittente americana numerose testimonianze, tutte in forma anonima per paura di rappresaglie governative. Il religioso ha descritto con dovizia di dettagli la brutalità della politica anticristiana promossa dal Partito comunista cinese: “I funzionari del partito fanno irruzione nelle chiese, devastano gli arredi sacri, fanno razzia delle offerte dei fedeli e, alla fine, danno fuoco all’intero edificio. Le autorità quindi preparano delle grandi pire e ordinano che vengano lanciati nelle fiamme crocifissi e copie della Bibbia sequestrati durante le precedenti ispezioni.”

Un racconto analogo a quello del pastore è stato fornito, sempre a Fox News, da Bob Fu, membro di China Aid, una ong impegnata nella salvaguardia dei diritti delle minoranze religiose presenti in Estremo Oriente: “La comunità internazionale deve reagire con forza alla spaventosa violazione della libertà di culto decisa dal Governo cinese. Oggi, in tutto il Paese, le croci vengono distrutte, i cristiani incarcerati e torturati, le chiese depredate e abbattute, la Sacra Bibbia gettata nelle fiamme che si alzano da imponenti pire. Le autorità stanno persino inducendo i fedeli a ripudiare formalmente il proprio credo. I funzionari del partito infatti, mediante minacce e violenze, costringono i cristiani a sottoscrivere dei moduli. Firmando tali documenti, i seguaci di Cristo sanciscono ufficialmente il proprio ripudio del Vangelo e ribadiscono la loro eterna fedeltà al Partito comunista cinese, unica fonte di verità.”

L’attenzione riservata dai media Usa al dramma dei cristiani perseguitati nel gigante asiatico ha subito indotto un importante membro dello staff del presidente Trump a prendere posizione contro le politiche di Pechino. Jay Sekulow, legale nonché stretto collaboratore del tycoon, ha dichiarato: “In Cina, la sopravvivenza del Cristianesimo è sempre più a rischio. Stiamo cercando con ogni mezzo di esercitare pressioni sulle autorità di quel grande Paese, affinché mettano fine alle persecuzioni.” I vertici della Repubblica popolare hanno definito “fantasiose” le testimonianze dei soggetti interpellati da Fox News e hanno poi rigettato la tesi secondo la quale il presidente Xi Jinping avrebbe inasprito la repressione delle minoranze.

Il Partito comunista prosegue nella persecuzione della fede cristiana malgrado la libertà di culto sia solennemente riconosciuta dalla Costituzione, varata nel 1982 su iniziativa di Deng Xiaoping. In base alle leggi del Paese asiatico, l’attività religiosa può essere esercitata soltanto dietro approvazione del Governo. I funzionari di partito hanno il compito di monitorare i ministri del culto, affinché questi ultimi non predichino principi contrastanti con i “dogmi” maoisti. Nonostante le violenze promosse dalle autorità, i cristiani in Cina sono in costante crescita. Ad avviso di alcuni esperti, la Repubblica popolare, nell’arco di un ventennio, potrebbe divenire la prima nazione al mondo per numero di abitanti seguaci del Vangelo.

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