Medio Oriente, la risposta cattolica al modello Al Jazeera

Dal 17 al 20 aprile ad Harissa, in Libano, cinquanta vescovi si confrontano sui temi della comunicazione e informazione cristianamente ispirata. Il caso canale satellitare cattolico Noursat

Giorgio Bernardelli

Cinquanta vescovi del Medio Oriente riuniti a Beirut per parlare di mass-media. A convocarli è stato il Pontificio Consiglio per le comunicazioni sociali per un appuntamento in programma dal 17 al 20 aprile ad Harissa, il santuario mariano su una collina a pochi chilometri dalla capitale libanese. «La comunicazione in Medio Oriente come strumento di evangelizzazione, di dialogo e di pace» è il tema su cui i partecipanti si confronteranno alla presenza del presidente del dicastero vaticano, l’arcivescovo Claudio Maria Celli, e di numerosi esperti. Ci sarà ad esempio il direttore della Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro, grande conoscitore di quel mondo dei social network che sta avendo un ruolo così importante nei cambiamenti in atto in tutto il Medio Oriente.

Non è un caso che l’appuntamento si svolga proprio in Libano. Il Paese dei Cedri è infatti il luogo migliore per capire quanto per le Chiese del Medio Oriente la sfida dei mezzi di comunicazione rappresenti una priorità. Perché Beirut è la capitale culturale della regione; ma è anche la città dove, nel quartiere di Fatka, ha sede il quartier generale di Noursat, il canale satellitare cattolico in lingua araba. Una piccola emittente locale? Non proprio. Da una vera e propria cittadella che tra studi e uffici occupa venticinquemila metri quadri, questa rete televisiva trasmette programmi 24 ore su 24 non solo per il Medio Oriente e il Nordafrica, ma anche per le comunità della diaspora arabo cristiana che ormai vivono in Europa, negli Stati Uniti, in America Latina o in Australia. Ma qui si gestisce anche il sito internet www.noursat.tv, che trasmette anche i programmi in streaming. E poi c’è il canale parallelo Nour El Shabab, pensato per rivolgersi in maniera particolare al pubblico più giovane. Insomma: assomiglia davvero tanto a una risposta cattolica al modello al Jazeera.

In principio si chiama Télélumière: a fondarla – nel 1991, dopo la fine della guerra civile che aveva insanguinato il Libano – sono stati un monaco eremita, fratel Nour, e un piccolo gruppo di laici, incoraggiati dal patriarcato maronita. Un’emittente legata a un’altra storica voce, la radio Voix de la Charité. Nel 2003 è arrivata la svolta con le nuove potenzialità offerte dall’emittenza satellitare: al canale libanese di Télélumière si è affiancato per tutto il Medio Oriente Noursat (in arabo nour vuol dire appunto «luce» e – curiosamente – al Nour è anche il nome dell’oggi temutissimo partito salafita in Egitto). Può sembrare una novità da poco ma così non è: se in Libano per un maronita è un fatto normale poter vedere la propria tv, in altri Paesi arabi dove i cristiani sono piccole minoranze un canale satellitare cattolico è una grande opportunità per sentirsi meno soli. Come pure è fondamentale offrire un’opportunità per mantenere un legame con le proprie radici a quei milioni di arabi cristiani che in questi anni hanno lasciato il Medio Oriente emigrando in Occidente. Certo, le difficoltà in questi anni non sono mancate: ad esempio nel 2006 pure gli impianti di  Télélumière/Noursat vennero colpiti dai bombardamenti nel breve ma intensissimo conflitto israelo-libanese. Ma fu proprio da quelle macerie che nacque la scommessa di ripartire rilanciando, con l’idea della cittadella dei media a Fatka. Diventata sempre di più un punto di riferimento per tutte le Chiese cattoliche del Medio Oriente.

Lo si è visto chiaramente in occasione del Sinodo svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2010, durante il quale si è espressamente parlato anche di Noursat. Il risultato della riflessione è stato messo nero su bianco nelle proposizioni finali. «I Padri sinodali – si legge nella Proposizione 33, votata dall’Assemblea e dedicata al tema del media – raccomandano d’aiutare e sostenere con tutti i mezzi le strutture già esistenti in questo ambito, quali Télé-lumière-Noursat, la Voix de la Charité e altre, perché esse realizzino nello spirito ecclesiale gli obiettivi per cui sono state create. Alcuni hanno persino auspicato di sostenere la creazione di una città mediatica per Noursat regionale e internazionale. I Padri – proseguiva il testo – raccomandano vivamente ai responsabili delle strutture audiovisive nelle nostre Chiese: di formare un’equipe specializzata sui piani teologico e tecnico; di stabilire programmi di formazione biblica ad uso pastorale; di sottotitolare in turco e persiano i programmi, ad uso dei cristiani di Turchia e Iran».

Di questi progetti futuri si discuterà certamente anche durante il seminario che si tiene in questi giorni ad Harissa. Intanto però per Noursat una novità importante è già arrivata nelle scorse settimane: in Giordania è stato appena costituito il Catholic Centre for Studies and Media. E tra i suoi compiti – ha spiegato alla Radio Vaticana il suo direttore, padre Rifat Bader – ci sarà anche «la supervisione della sezione giordana di Noursat». Cresce l’al Jazeera dei cattolici. E prova a guardare sempre più lontano.

Fonte: Vatican Insider.

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