Medio Oriente, no al radicalismo, sì a un islam “illuminato” – Asia News

di Fady Noun
Il wahhabismo dell’Arabia saudita e il salafismo sono “una bomba a scoppio ritardato” e “un vulcano”. E’ urgente promuovere un tipo di islam più dialogico con le culture contemporanee. I passi per la pace in Siria e con l’Iran danno speranza anche ai cristiani.

Beirut (AsiaNews) – Una dinamica virtuosa si sta manifestando in Medio oriente, proprio mentre i cristiani orientali si pongono domande sul loro futuro. Tale dinamica si è manifestata con la decisione di Stati Uniti e Francia a rinunciare al raid punitivo contro la Siria, che avrebbe potuto scatenare una conflagrazione regionale e magari mondiale.

Per qualche giorno il mondo è stato sull’orlo dell’abisso. A questo cambio di direzione è seguita l’eliminazione – sotto supervisione internazionale – delle armi chimiche della Siria. L’accordo sul programma nucleare iraniano del 25 novembre s’inserisce in questa serie positiva. Qualcosa di nuovo cuoce e non lo si può dissociare – almeno per alcuni – dalla famosa Giornata di preghiera e digiuno del 7 settembre scorso, voluta dal papa per la pace in Siria e nel Medio oriente. Se poi aggiungiamo che è stata fissata la data di Ginevra II, la conferenza per la pace in Siria, e che il segretario di Stato Usa è all’opera per regolare il pesante contenzioso israelo-palestinese, non si può che sperare che questi piccoli boccioli siano a loro volta annunciatori di una primavera.

Per un politologo libanese – che vuole restare anonimo – questi sviluppi non si limitano alla dimensione politica, ma si accompagnano a una mutazione culturale che dovrebbe portare a un “aggiornamento” dell’islam. Secondo lo specialista, è una considerazione di questo tipo ad aver ispirato – almeno in parte – “l’inattesa e sorprendente” apertura del presidente Obama verso l’Iran.

Per questo esperto, “che lo si voglia o no, il sunnismo – che rappresenta il 75% di tutti i musulmani del mondo – deve fare un aggiornamento. E’ un dovere, un’urgenza assoluta, sapendo oltretutto l’immenso spazio che occupa il mondo musulmano e il suo peso crescente in Asia, Africa, ma anche in Europa. D’altra parte, lo sviluppo della mondializzazione, l’incontro obbligato delle culture, delle società e delle economie rende il mondo “un villaggio planetario” di giorno in giorno”.

Il politologo aggiunge: “Il presidente Barack Obama ha capito bene che una delle condizioni essenziali perché l’islam faccia questo aggiornamento è che non sia aggredito in modo frontale, massiccio e dall’esterno”.

“Ormai le cosiddette ‘crociate’ alla Bush sono inutili e nocive, non solo per l’America, ma per l’avvenire del mondo, che dipende in parte dall’interazione pacifica e armoniosa fra i musulmani e gli altri”.

“Ciò che Obama e gli altri cominciano a capire – aggiunge – è che il wahhabismo, o il salafismo è la corrente più rigida che l’islam abbia mai conosciuto. A causa dell’Arabia saudita – al suo controllo dei luoghi santi all’islam, e al suo peso finanziario – il wahhabismo è passato da uno statuto di setta (come quella a cui aderivano una manciata di tribù stabilitesi nel Nejd dalla fine del XVIII secolo fino all’inizio del XX), a una credenza oggi condivisa da decine di milioni di persone.

Certo, non tutti hanno preso le armi, ma gran parte di loro potrebbe essere ‘jihadizzabile [neologismo: introdotto, instradato nel jihad, la guerra santa] se vi sono condizioni precise: fatwa di un influente ulema; armi; mezzi materiali e finanziari; ecc.. Da un punto di vista potenziale, il salafismo si è dunque trasformato in una bomba a scoppio ritardato, o in un vulcano che può risvegliarsi in ogni momento davanti al mondo”.

“Se, nell’interesse al progresso e all’avvenire dell’umanità, il presidente e altri capi politici occidentali vogliono davvero diffondere un ‘islam dei Lumi [illuminato – ndr]’ occorre che da subito incoraggino altre forme dell’islam: ciò che fanno oggi in Iran, centro dell’islam sciita. Ad ogni modo, essi sanno che ancora più importante è incoraggiare anche nell’Islam sunnita delle correnti con una lettura interpretativa dei testi sacri islamici [che sia] coerente con una visione sull’incontro armonioso delle culture.

Insomma, i recenti sviluppi politici nella regione potrebbero dunque essere annunciatori di un mutamento geopolitico e culturale, partecipando alla dinamica virtuosa di cui cominciamo a sentire gli effetti.

Seguendo questo ragionamento, tali sviluppi dovrebbero accrescere un prudente ottimismo sull’avvenire della regione e riassicurare le comunità cristiane, nonostante le atrocità che si commettono da tutte le parti, in particolare in Paesi come la Siria, l’Egitto e l’Iraq. Allo stesso tempo, le diverse Chiese orientali dovrebbero prendere esempio dall’atteggiamento di papa Francesco, che ai Paesi musulmani chiede ‘umilmente’ di rispettare la libertà religiosa dei cristiani (v. Evangelii gaudium, n. 253) e dare al cristianesimo diritto di cittadinanza all’interno delle loro frontiere, come qualcuno ha già cominciato a fare”.

Fonte: MEDIO ORIENTE Medio Oriente, no al radicalismo, sì a un islam “illuminato” – Asia News.

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