MEDIO ORIENTE Siria, dalla primavera araba alla guerra fra sunniti e sciiti – Asia News

di Samir Khalil Samir

Molti attori sono entrati nel conflitto siriano: Arabia saudita, Qatar, Iran, Turchia, Israele, Iraq, Libano, Russia, Cina, Stati Uniti, Europa. Su tutte domina un conflitto interno all’Islam. I cristiani nella situazione più difficile: una scelta fra la dittatura politica o la dittatura islamica. L’islamismo radicale cresce anche in Europa, ma l’Occidente sembra non curarsi. La Seconda parte dell’analisi del grande islamologo.

Beirut (AsiaNews) – In Siria, quella che era iniziata come una primavera araba, desiderosa di maggiore dignità, lavoro e libertà, è ormai sfuggita dalle mani e divenuta un conflitto regionale e internazionale in cui si combattono Arabia saudita e Qatar contro l’Iran; Turchia e Israele contro la Siria; Russia e Cina contro Stati Uniti ed Europa.

All’inizio l’impegno era concentrato sulla richiesta di maggiore dignità, ma avendo ricevuto solo violenze dal governo, la primavera è diventata una ribellione anche armata. Molti ufficiali hanno disertato e organizzato la risposta militare. Ora tutti i due fronti lottano con le armi.

Un conflitto interno all’islam

La Siria, a differenza dell’Egitto, è un Paese multiculturale e multietnico: vi sono drusi, cristiani (9%) curdi (7%), sunniti (70%), e altri gruppuscoli, e tale Paese è dominato per ora dagli alawiti (12-13%).

Tutto questo porta le tensioni siriane a un conflitto regionale. La paura, per i Sunniti e per la maggioranza dei Paesi arabi, è che la Siria, legata religiosamente all’Iran, divenga sempre più strumentale alla diffusione dello sciismo.

Va detto che i nemici dell’Iran, più che Israele, sono i sunniti. E d’altra parte, la paura dell’islam è la paura dello sciismo, che avanza in ogni Paese islamico. La settimana scorsa, al Cairo (Egitto), mi sono imbattuto in un gruppo di musulmani sciiti: per la prima volta dopo oltre un millennio, facevano propaganda alla loro religione in quel luogo. Sono stati fermati dai responsabili sunniti. Sento dire che lo stesso fenomeno avviene in Algeria, Marocco, Tunisia, e in molti Paesi d’Africa.

Nel conflitto fra sunniti e sciiti, la dimensione religiosa è un pretesto per una lotta politica. Il conflitto è nato subito dopo la morte di Maometto (nel 632). Nel suo discorso di addio, a Ghadîr Khomm, Maometto avrebbe voluto come suo successore nel comando, suo genero Alì. Al suo posto, invece, vi è stato Abu Bakhr, il padre di Fatima la sposa di Maometto, che era di un’altra tribù. Poi vi sono stati altri due califfi, Omar Ibn al-Khattâb e Uthman Ibn ‘Affân. Gli sciiti sono coloro che difendono la linea del potere di Alì e della famiglia del profeta. Dunque, fin dall’origine il conflitto è di origine etnica e di faida quasi familiare. Fino ad ora, gli sciiti, quando fanno la benedizione musulmana, benedicono Maometto “e la sua famiglia” (wa-âlihi). E da qui si riconosce subito che sono sciiti.

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