Meno libertà in Canada dopo 10 anni di nozze gay | Tempi.it

luglio 5, 2015Benedetta Frigerio

Intervista a Dawn Stefanowicz, che ha testimoniato davanti alla Corte suprema americana per chiedere di non legalizzare il matrimonio gay

Sei adulti, cresciuti da genitori gay, hanno parlato negli ultimi mesi davanti alla Corte suprema americana per convincere i giudici a non legalizzare nel paese il matrimonio gay. Una di questi è Dawn Stefanowicz, che vive in Canada, dove il matrimonio per tutti è legale dal 2005. A tempi.it la donna descrive la situazione del suo paese e spiega che la scelta americana «non sarà indolore: bisogna prepararsi a una vera e propria dittatura».

Cos’è cambiato in Canada da quando sono state legalizzate le nozze tra persone dello stesso sesso?
Quando il matrimonio gay fu approvato nel 2005, venne ridefinito anche il concetto legale di genitore. La norma C-38, che inventò “le nozze per tutti”, include una misura che elimina il termine “genitori naturali”, rimpiazzandolo con quello neutrale di “genitori legali”. Così ora tutti bambini hanno dei genitori legali, definiti e concessi loro dallo Stato. Cancellando la maternità e la paternità biologiche lo Stato cancella il primo e fondamentale diritto dei bambini: il loro intrinseco bisogno di conoscere ed essere cresciuti dai propri genitori biologici.

Negli Stati Uniti molti temono una diminuzione della libertà di espressione. Che cosa è successo nel suo paese?
Dopo l’approvazione del “matrimonio per tutti” la libertà di espressione, di stampa, religiosa e associativa è andata sempre più scomparendo. Se metti in discussione il matrimonio gay o dici e scrivi che un bambino ha diritto ad avere un padre e una madre, vieni bollato come “omofobo”.

E questo cosa comporta?
Puoi subire provvedimenti disciplinari, licenziamenti o anche processi. Si può essere multati, condannati o forzati a frequentare corsi di rieducazione. Infine, si può essere denunciati o accusati di fronte alla Commissione per i diritti umani. Basta una denuncia per essere portati in tribunale e dover affrontare processi che costano alla difesa decine di migliaia di dollari. La Commissione inoltre ha il potere di entrare nelle residenze private e sequestrare i beni personali e il materiale ritenuto omofobico.

Le scuole cattoliche possono insegnare la propria visione del matrimonio e della famiglia?
Tutte le scuole che ricevono fondi dall’Ontario e dal Canada, incluse quelle cattoliche, hanno introdotto l’insegnamento dell’ideologia gender, festeggiano il “Pink Day”, la giornata contro la discriminazione e il bullismo, e ammettono al loro interno i club Lgbt. Ogni provincia del paese ha la sua giurisdizione legata all’educazione ma l’agenda Lgbt è entrata in quasi tutte le scuole del paese.

Come ha reagito la Chiesa cattolica?
Mi sembra che i vescovi dell’Ontario, del Canada e di altre province si siano arresi e che nel nome del politicamente corretto non facciano nulla per proteggere i nostri bambini. Alla maggioranza degli insegnanti cattolici non interessano più dottrina e catechismo.

Nel suo libro, Fuori da buio, la mia vita con una padre gay, ha descritto le sofferenze che la sua condizione familiare le ha causato. Ha paura che quello che ha vissuto diventi un “modello” di famiglia?
Ho conosciuto circa 50 adulti cresciuti da persone dello stesso sesso: come me pensano che il matrimonio debba essere solo fra uomo e donna e che un bambino abbia il diritto di crescere con una madre e un padre. Contrariamente alla logica del matrimonio omosessuale, il sesso dei genitori è importante per il sano sviluppo dei bambini. Non ci vuole uno scienziato per sapere che uomini e donne sono anatomicamente, biologicamente, fisiologicamente, psicologicamente, neurologicamente differenti. Non a caso molti adulti cresciuti dai “genitori legali” dello stesso sesso soffrono di problemi identitari, con i quali devono lottare. Questo rende i bambini molto più fragili e li porta anche ad avere bisogno dell’assistenza pubblica. È un processo non solo deleterio, ma che nel lungo periodo diventerà economicamente insostenibile.

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