Mettere in pratica in Europa i valori che predichiamo – imgpress

9/7/2018

Lo scorso 28 Giugno a Bruxelles, nei locali della prestigiosa Bibiolteca Solvay, presso il Parlamento Europeo, si è svolto con successo il Summit 2018 per la Fede e la Libertà. Relatori e partecipanti da diversi paesi hanno dato vita a un convegno di un giorno intero, dalla fitta agenda, che si è occupato di numerosi aspetti della tutela della libertà religiosa e di credo in Europa e delle sfide che essa si trova ad affrontare nella società moderna.

L’importanza e il valore di questo summit risiede nell’aver focalizzato e scandagliato le problematiche in cui s’imbattono in Europa i gruppi religiosi e spirituali assieme ai loro fedeli, con particolare riferimento agli obblighi che i diversi governi dovrebbero avere in fatto di promozione ed attuazione concreta della libertà di religione e credo di quegli stessi gruppi in conformità agli standard internazionali dei diritti umani.

Numerose e di grande interesse, le relazioni e le tavole rotonde (partecipate da eminenti figure accademiche, docenti, avvocati ed attivisti) si sono concentrate sulle più svariate questioni, spaziando dai problemi affrontati da singoli individui e gruppi, alle attività delle ONG, fino ai provvedimenti intrapresi in Europa in questo settore dalla politica, nonché le implicazioni di tipo normativo legate alla religione.

Fra i relatori: il noto giurista e studioso Vincent Berger, che da 37 anni fa parte del collegio dei giureconsulti della Corte Europea dei Diritti Umani; il parlamentare Bob McEwen, già membro della delegazione americana presso il Parlamento Europeo; Jan Figel, inviato speciale dell’UE per la promozione della libertà di religione o credo al di fuori dell’Unione; Amjad Bashir, europarlamentare e membro del comitato per gli affari esteri del Parlamento Europeo; Salvatore Martinez, rappresentante per la presidenza dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) nonché presidente dell’Osservatorio sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa presso il Ministero degli esteri italiano; Patricia Duval, avvocato del foro di Parigi specialista in diritti umani; Ahmed Shaheed, relatore speciale sui diritti umani per le Nazioni Unite; Bashy Quraishy, segretario generale dell’EMISCO; Sam Brownback, ambasciatore americano con delega internazionale per la libertà religiosa; Eric Roux, presidente di EIFRF, Forum Interreligioso Europeo per la Libertà di Religione; Martin Weightman, direttore di All Faiths Network; Marco Ventura, professore di diritto e religione presso l’Università di Siena; Ivan Arjona Pelado, direttore dell’ufficio europeo per i diritti umani della Chiesa di Scientology; Hans Noot, direttore della Fondazione Gerard Noodt; Greg Mitchell, condirettore della Tavola Rotonda Internazionale per la Libertà Religiosa; Thomas Schirrmacher, presidente della Società Internazionale per i Diritti Umani; Juan Ferreiro Galguera, professore di diritto e religione presso l’Università di La Coruña; Rosita Šorytė, funzionaria della diplomazia per il governo della Lituania e presidente di ORLIR, Osservatorio Internazionale sulla Libertà Religiosa dei Rifugiati; Kristina Arriaga de Bucholz, commissaria USCIRF e vicedirettore della commissione stessa; Willy Fautré di Human Rights without Frontiers.

FOB era rappresentata dal nostro presidente, Avv. Alessandro Amicarelli, che ha moderato la sessione su diritto e religione e l’ha conclusa rendendo questa incisiva dichiarazione:

“I fatti dimostrano che la maggior parte dei casi di violazione della FoRB (libertà di religione e credo) è dovuta ad una legislazione ingiusta o implicitamente discriminatoria, oppure ad un’applicazione scorretta della legge tale da imporre restrizioni e limitazioni ai gruppi spirituali e religiosi. Naturalmente ciò ci induce a porci questa domanda: vi è realmente la necessità di regolamentare la religione e la spiritualità in Europa ponendo delle restrizioni e delle limitazioni alla libertà religiosa e di credo? E se sì, come? La risposta risiede nelle leggi internazionali in tema di diritti umani che hanno sviluppato la protezione di FoRB mediante diversi punti. Mentre la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani aveva statuito ancora nel 1948 gli standard minimi per la tutela della libertà religiosa e di altri diritti, in seguito gli strumenti normativi come la Convenzione Internazionale delle Nazioni Unite del 1966 e la Convenzione Europea sui Diritti Umani del 1950 (più altre) stabilirono che quegli standard minimi dovevano essere legalmente vincolanti per gli stati. Nei decenni successivi, il Consiglio per i Diritti Umani e la Corte Europea dei Diritti Umani, assieme ad altri organismi internazionali, hanno emanato numerose sentenze, pronunciamenti, raccomandazioni e risoluzioni a proposito di libertà di pensiero, coscienza, religione e credo. Tutte queste sentenze e giudizi, tanto quanto altri documenti ufficiali a livello internazionale, vanno a comporre un corpus normativo davvero massiccio, che fornisce ogni linea interpretativa e di intendimento che possa servire alle autorità nazionali per adeguarsi alle leggi internazionali sui diritti umani nel momento in cui promulgano nuove leggi o si occupano a diversi livelli di questioni di libertà di religione e credo. Gli stati hanno tutti i mezzi di cui necessitano per tutelare e mettere in atto per davvero la libertà di religione e di credo. Trasformare la teoria in pratica costituisce l’elemento essenziale e indispensabile perché si dia l’avvio al cambiamento e si possa finalmente sancire la libertà di religione e di credo per tutti”.

In effetti, ogni restrizione e limitazione deve avvenire in conformità alla legge e la legge stessa deve essere equa e rispettosa dei principi stabiliti dal diritto internazionale.

Questo convegno ha concesso un’occasione ad ogni partecipante per dare un messaggio forte alle nazioni europee affinché si mettano in pratica in Europa i valori che si predicano, come suggerisce il tema stesso dell’evento.

Tale messaggio si innesta perfettamente nel solco delle altre iniziative che noi di FOB abbiamo intrapreso, fra cui in particolare il nostro Appello alle Nazioni indetto a Firenze in gennaio 2018 e presentato al palazzo delle Nazioni Unite di Ginevra lo scorso marzo; un documento che viene promosso e divulgato in continuazione quale banco di prova per mostrare che gli stati possiedono tutti i mezzi di cui necessitano per tutelare e mettere in atto per davvero la libertà di religione e di credo in Europa: trasformare la teoria in pratica costituisce l’elemento essenziale e indispensabile perché si dia l’avvio al cambiamento!

Nel corso dell’ultima sessione, sono pervenute alcune buone notizie dall’Italia dove a due fedeli della Chiesa di Dio Onnipotente (Church of Almighty God, CAG), una minoranza cristiana gravemente perseguitata in Cina, era appena stato concesso lo status di rifugiato grazie a una sentenza di tribunale che si era pronunciata a proposito di un rifiuto che essi avevano invece ricevuto dalla commissione per i rifugiati.

Molti membri di questo gruppo religioso fuggono dalla Cina e cercano di trovare asilo in Europa, tuttavia a molti di loro viene rifiutata la protezione internazionale siccome le autorità del paese in cui si trovano non conoscono l’attualità delle persecuzioni del loro gruppo in Cina, anche perché quegli stessi stati collaborano con la Cina per contrastare alcuni gruppi considerate sette e deportare i loro membri.

FOB e le associazioni sue confederate, assieme ad altri gruppi di lobby, operano con persistenza e costanza per tenere accesi i riflettori sulla persecuzione dei membri della Chiesa di Dio Onnipotente e sulla necessità che essi vengano liberati in Cina e accettati con lo status di rifugiato in Europa laddove lo richiedano.

Recentemente il nostro presidente, in qualità di avvocato internazionalista e specialista in diritti umani con studio a Londra ha depositato due querele presso il Gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria delle Nazioni Unite per conto di membri della CAG sottoposti a fermo in Cina per motivi di fede, ossia espressamente solo per la loro appartenenza a quella comunità religiosa.

Le autorità delle nazioni europee devono rendersi conto che è giunta l’ora di accogliere tutti coloro che sono vittima di persecuzione o che potrebbero diventarlo, a causa della loro fede o del loro credo nei rispettivi paesi, e quindi prendere provvedimenti, in maniera costruttiva, per fare in modo che possano stabilirsi in Europa celermente e con soddisfazione di tutti, e che possano godere pacificamente della loro libertà di religione e di credo in conformità alle norme internazionali ed europee.

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