Michael Ruse critica l’intolleranza del moderno laicismo | UCCR

L’ultima volta che abbiamo parlato del filosofo Michael Ruse, docente di filosofia presso la Florida State University, abbiamo sottolineato la sua tremenda confusione circa l’esistenza di valori morali oggettivi.

Una confusione, tuttavia, conseguita da un sano tentativo di riflettere in modo coerente sulla morale, senza abbandonarsi all’illogico e pericoloso relativismo etico per il quale non può esservi nulla di intrinsecamente sbagliato, nemmeno la pedofilia o la tortura di un bambino. Dire il contrario -e Ruse questo lo ha capito benissimo, entrando in polemica con altri intellettuali non credenti- significa affermare che esiste qualcosa di precedente all’uomo, un Bene e un Male assoluti e indipendenti dall’opinione della società in quel dato momento storico. Ma di questo abbiamo già parlato.

E’ interessante tornare a citare Ruse grazie ad un articolo pubblicato sul “Guardian”, questa volta davvero lucido. Il filosofo si è infatti occupato di Richard Dawkins, il leader internazionale dell’ateismo fondamentalista, e del folklorisitico movimento dei “new atheist” (Sam Harris, Jerry Coyne, Peter Singer, Christopher Hitchens, Daniel Dennett e il “nostro” Pierpippo Odifreddi).

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