Missionarie trucidate in Burundi Prime avvisaglie di un nuovo genocidio

di Anna Bono 09-09-2014

Tre missionarie saveriane italiane sono state trucidate in Burundi, nel loro convento nella missione di Kamenge situato nella zona nord della capitale del paese, Bujumbura. Suor Olga Raschietti e suor Lucia Pulici sono state uccise a coltellate nel pomeriggio di domenica 7 settembre. A rinvenirne i corpi, uno dei quali sfigurato da ripetuti colpi di pietra, e a dare l’allarme è stata una loro consorella, suor Bernadetta Boggian, che poche ore dopo, nella notte tra domenica e lunedì, è stata a sua volta aggredita all’interno del convento, picchiata e decapitata.

 

La diocesi di Parma, in cui ha sede la Casa madre dei missionari Saveriani, aveva dapprima ipotizzato un maldestro tentativo di furto, forse messo a segno da una persona squilibrata. Ma la polizia di Bujumbura ha affermato che non risulta sia stato rubato del denaro e che le ragioni della strage non sono chiare, tanto più se si considera la brutalità con cui gli attentatori hanno infierito sulle vittime.

 

Pare che un uomo, forse il responsabile della prima aggressione, sia stato visto allontanarsi dal convento con un coltello in mano. Secondo la polizia incaricata delle indagini, è possibile che a uccidere la terza suora sia stato un complice nascostosi nel convento. Il portavoce della polizia della capitale, Colonnello Helmegilde Harimenshi, ha rivelato all’Afp che è già iniziato l’interrogatorio di tre uomini fermati in quanto sospetti.

 

Il Burundi è uno dei paesi più poveri del mondo. Qui come in altri stati dove la miseria e la scarsità di interventi statali privano gran parte della popolazione di servizi e di infrastrutture essenziali, l’attività missionaria abbina evangelizzazione e promozione umana, realizzata quest’ultima con iniziative in campo sanitario, scolastico, lavorativo e con progetti nel settore delle infrastrutture.

 

Ma in Burundi i missionari affrontano una sfida ulteriore: convincere alla pace e alla fratellanza, in nome dell’universalità della condizione umana e del pari valore che ogni creatura ha agli occhi di Dio, due etnie, i Tutsi e gli Hutu, ferocemente e implacabilmente ostili, responsabili dei più atroci eccidi della recente storia del continente africano. Anche a questo si impegnano i missionari saveriani che, nel convento in cui vivevano le tre suore uccise, hanno fondato un centro per i giovani per promuovere nelle nuove generazioni la convivenza tra etnie diverse.

 

Come nel vicino Rwanda, il conflitto tra Tutsi e Hutu ha provocato anche in Burundi centinaia di migliaia di morti nel corso degli anni. Ma, mentre in Rwanda il regime di Paul Kagame da 20 anni controlla le tensioni etniche tuttora presenti e, grazie a ciò, dopo il genocidio dei Tutsi del 1994, il paese non registra gravi episodi di violenza, in Burundi lo scontro etnico continua, nonostante la tregua raggiunta nel 2006 dopo 13 anni di guerra civile. Si è anzi infiammato negli ultimi mesi con l’inizio della lunga sfida elettorale che si concluderà il prossimo giugno con le presidenziali: da mesi corre voce che la leadership Hutu, al governo, stia armando i suoi giovani nell’eventualità di dover conservare il potere con la forza in caso di sconfitta elettorale.

 

In effetti l’idea dell’aggressione alle suore saveriane potrebbe essere maturata nel risentimento di dover tollerare che i missionari cristiani offrano le loro attività assistenziali e di promozione umana a chiunque, indiscriminatamente, senza considerare la fede e l’etnia di chi ricorre a loro. Molti missionari sono morti per questo in Africa e in Asia: per aver ignorato le divisioni tribali e quelle del sistema indu delle caste.

 

Suor Olga aveva 83 anni. Era diventata Missionaria di Maria a 25. Nel 2010 è stata destinata al Burundi dopo oltre 40 anni di missione nella Repubblica Democratica del Congo, Rdc. Suor Lucia avrebbe compiuto 76 anni il giorno dopo la sua morte, l’8 settembre. Missionaria dal 1960, infermiera e ostetrica, aveva operato dapprima in Brasile, dal 1970 al 1981. Nel 1982 era stata inviata in Rdc dove è rimasta per 25 anni. Dal 2007 era stata assegnata al Burundi. Bernadetta Boggian aveva 79 anni. Era diventata missionaria a 26, nel 1961. Anche lei ha trascorso gran parte della sua vita missionaria in Rdc occupandosi principalmente della scolarizzazione degli adulti. In Burundi era arrivata nel 2007.

Fonte: Missionarie trucidate in Burundi Prime avvisaglie di un nuovo genocidio.

Print Friendly, PDF & Email
Questa voce è stata pubblicata in Africa e Medio Oriente e contrassegnata con . Contrassegna il permalink.

I commenti sono chiusi.